Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3408

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[p. 369 modifica] pianta bensí nuova nel paese o rara, ma nata nel terreno medesimo della lingua nazionale, e non pur della nazionale, ma della lingua di quel secolo, della lingua conveniente a quel genere a quello stile a quel luogo della scrittura. Sempre ch’ella par forestiera (e recata d’altronde) per qualunque ragione, e in qualunque di questi sensi, ella è cattiva. Nel caso contrario è sempre buona.

Lo studio della lingua greca, latina, spagnuola, applicato a quello dell’italiana, non ci deve servire a latinizzare, grecizzare ec. in niuna parte (sensibilmente) la nostra lingua. Esso ci deve servire e ci serve mirabilmente a conoscere in quanti modi, niuno per anche usato, si possa usare e rivolgere questa lingua [p. 370 modifica]linguaitaliana medesima che abbiam per le mani, si possano comporre insieme, o adoperare per se stesse, le sue parole, frasi ec.1 Noi dobbiamo pescare in esse lingue, non latinismi, grecismi, ec. ma, per dir cosí, voci e forme e frasi italiane non per anche usate; delle quali esse lingue abbondano. Studiandole (siccome strettissimamente affini alla nostra, alla sua indole) ec., noi ci avveggiamo

Note

  1. Questo viene a essere, se cosí vogliamo chiamarlo, un latinizzare, grecizzare ec. l’italiano, ma affatto insensibilmente e indistinguibilmente dall’italianizzare; un latinizzare non diverso dall’italianizzare ec.