[p. 370 modifica] che l’italiano può adoperare un tal modo, forma, voce, significazione, ch’e’ non ha mai adoperato; la può adoperare, non perché latina, greca, spagnuola, ma perché conforme all’indole dell’italiano stesso, perché questa lingua per se medesima, e tale qual ella è n’é capace; perché appunto adoperata nell’italiano, non parrà né latina, né greca, né spagnuola, ma parrà e sarà subito italiana (cioè sarà intesa subito, cadrà naturalmente o dovunque o in certi tali generi o luoghi ec. ec.). Fatta questa scoperta, e avvedutici di questa verità, della quale senza lo studio di quelle lingue non avremmo avuto alcuna notizia, noi introduciamo nell’italiano quella tal frase ec. da niuno ancora usata, e che noi, se la lingua latina ec. non ce l’avesse mostrata, non avremmo potuto concepire e immaginare e inventare da noi medesimi e mediante la sola cognizione della nostra lingua, se non per caso.1 Cosí quelle lingue ci somministrano copiose novità, che non sono né latinismi né grecismi ec., ma italianismi o nuovi o rari, e questi bellissimi e utilissimi, e insomma degnissimi d’entrare in uso. Nello stesso modo che sono italianismi,