<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3464&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171202094321</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3464&oldid=-20171202094321
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3464 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 402modifica] degna di una letteratura, degna di esser presentata a una nazione. E una letteratura fondata comunque su tale imitazione può esser nazionale e contemporanea e meritare il nome di letteratura. Altrimenti l’imitazione è da scimmie, e una letteratura fondata su di essa è indegna di questo nome, sí per la troppa viltà, essendo letteratura da scimmie, sí perché una letteratura che tra’ suoi è forestiera, e a’ suoi tempi antica, non può esser letteratura per se, ma al piú solo una parte d’altra letteratura o una copia da potersi guardare, se fosse però perfetta (ch’è sempre l’opposto) collo stesso interesse con cui si guarda una copia d’un quadro antico ec. e niente piú. Veramente pare che i nostri poeti, usando le antiche favole (come già i piú antichi italiani e forestieri scrivendo in latino), affettino di non essere italiani ma forestieri, non moderni ma antichi, e se ne pregino, [p. 403modifica]e che questo sia il debito della nostra poesia e letteratura, non esser né moderna, né nostra, ma antica ed altrui. Affettazione e finzione barbara,