[p. 415 modifica] e dell’altre): tutto l’opposto di quel che si richiedeva per metterle in relazione, in conformità, e d’intelligenza con quelle degli uditori. Sventure e casi orribili e singolari, delitti atroci, caratteri unici, passioni contro natura, furono i soggetti favoriti de’ tragici greci. Tale per certo si fu l’intenzion loro, sebbene la scelta, l’invenzione, l’immaginazione non sempre corrispondesse pienamente all’intento, e talor piú talor meno, in chi piú in chi meno. Ma, generalmente parlando, e massime, torno a dire, i piú antichi tragici greci, cercarono o amarono di preferenza il sovrumano de’ vizi e delle virtú, delle colpe e delle belle o valorose azioni, de’ casi, delle fortune: al contrario appunto de’ moderni tragici che cercano in tutto questo il piú umano che possono. Quindi coloro si rivolsero per lo piú al favoloso, quindi il corrispondente apparato della scena e degli attori; quindi non solo il soggetto, ma il modo di trattarlo, di condurre il dramma, d’intrecciarlo, di recare lo scioglimento dovettero corrispondere al fine del poeta e dell’uditorio, che era in questo di ricevere in quello di produrre una sensazione delle piú vive,