Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3483

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[p. 414 modifica] ravvisino e contemplino se stessi, il proprio cuore, i proprii affetti, i proprii pensieri, le proprie sventure, i proprii casi, le proprie circostanze, i proprii sentimenti, ne’ personaggi del dramma e nel loro cuore, affetti, casi ec., quasi in un fedelissimo specchio. Si può esser certi che l’intenzione de’ greci tragici, massime de’ piú antichi, fu tutt’altra, e in certo senso contraria. Questo effetto era troppo debole, molle, intimo, recondito, sottile, perché o i poeti antichissimi fossero capaci di proporselo, o i loro uditori di provarlo, o provato, di compiacersene. Secondo la natura de’ popoli e de’ tempi meno civili, gli spettatori cercavano e i poeti si proponevano nel dramma un effetto molto piú forte e gagliardo ed éclatant, delle sensazioni molto piú fiere, piú energiche, piú prononcées; delle impressioni molto piú grandi; ed al tempo stesso meno interiori e spirituali, piú materiali ed estrinseche. I tragici greci cercarono lo straordinario e il [p. 415 modifica]maraviglioso delle sventure e delle passioni, appresso a poco come fa oggi Lord Byron (con molta maggior cognizione però dell’une