Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3508

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[p. 430 modifica] e ciò non per mancanza d’arte né d’invenzione ec., (anzi ambo in lui son somme ec.), ma per natura de’ suoi subbietti e degli uomini (similmente, con proporzione, si può discorrere dell’Eliso e dell’inferno degli antichi, questo molto piú terribile che quello non è amabile; dello stato de’ reprobi e della felicità de’ buoni di Platone ec.).

È anche certo che siccome il cristianesimo senza il suo inferno e il suo Purgatorio, e col solo suo Paradiso, non avrebbe avuta e non avrebbe sulla condotta e sui costumi degli uomini quella influenza ch’egli ebbe ed ha, cosí non l’avrebbe avuta, o minore assai, se e’ non avesse minacciato nell’inferno e nel Purgatorio una pena di qualità concepibile, e s’egli avesse solo minacciata la pena del danno ch’è di qualità inconcepibile, e di natura diversa dalle pene di questo mondo; benché non tanto, quanto la beatitudine celeste dalle terrene; perché noi concepiamo pure e sentiamo per esperienza come ci possa fare infelici la privazione e il desiderio di beni non mai provati, mal conosciuti, ed anche non definibili; dei desiderii vaghi ec. Onde anche non concependo il bene del Paradiso, possiamo in qualche modo concepire come la privazione irreparabile e il desiderio continuo ed eterno di esso possa fare infelici, massime chi sa di non poter esser mai soddisfatto,