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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3729

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[p. 136 modifica] a fare coi catalani ec. e ne presero e dieder loro voci e modi e poesia e stile e metri ec. ec.: vedi Andrès); o forse piú probabilmente vengono dalla comun fonte d’ambo gl’idiomi (o ciò fosse il latin volgare, o qualchessia altra delle tante secondarie che diedero de’ vocaboli alle nostre lingue, potendo essere che da una di queste le ricevesse sí l’Italia come la Spagna indipendentemente l’una dall’altra. Per esempio, da’ provenzali ec. ec. Del resto, lo stesso ci accade di vedere ne’ nostri antichi rispetto alle parole e frasi francesi ec. Ma quanto a queste le cagioni parte son note, parte l’ha spiegate Perticari nell’Apologia, vedi p. 3771); e già fur propri italiani (senza esser punto presi dalla Spagna), indi passarono in disuso, mentre in Ispagna si conservano ancora: e chi sa che questa non li ricevesse originariamente dalla lingua italiana. Come che sia, tali voci (o frasi ec.) appo i nostri antichi non hanno punto del forestiero, se non per chi sappia che or sono spagnuole, e sia avvezzo a sentirle, leggerle, parlarle nello spagnuolo, e di là le creda venute ec., ma per se stesse hanno tutta l’aria naturale.

Molte ancora delle voci, frasi ec. spagnuole che si trovano ne’ cinquecentisti (e anche seicentisti) italiani, ed ora son fuori d’uso, è probabilissimo che né allora fossero antiquate e prese da autori del trecento ec., ma usitate ancora (il che è facile a vedere, se ne’ trecentisti non si trovano, i quali erano forse meno