<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3746&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205211520</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3746&oldid=-20151205211520
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3746 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 147modifica] dire, e con piena sincerità e persuasione, io provo un piacere, ancorché menomo, quantunque tutti dicono io n’ho provato e proverò; quanto è impossibile che alcun dica di cuore io son felice, o Beato me, quando però tutti dicono beato il tale o il tal altro, e io sarei felice se mi trovassi tale o tale, e beato me se ottenessi tale o tal cosa, e se fosse questo o questo. E le cagioni percui sono impossibili parimente le due cose sopraddette, sono appresso a poco le stesse. E come il non esser niuno che dica me beato, dimostra che tutti s’ingannano quelli che dicono beato te o lui, e io sarei beato in tale o tal caso (e tutti gli uomini cosí parlano e parleranno sempre e di cuore); cosí il non esser chi dica di vero animo io provo piacere presentemente, dimostra che niuno provò né proverà mai piacere alcuno, benché tutti si pensino e moltissimi affermino con sentimento di verità di averne provato e di averne a provare (21 ottobre 1823).