Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3777

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[p. 167 modifica] destinata, e se l’uomo fuor di una tal società non potesse conseguire la sua perfezione e felicità naturale? Veggiamo pur che quella società ch’è stata destinata dalla natura ad animali tanto inferiori a noi, è stata sempre fin dal principio, ed è costantemente, perfetta nel suo genere, bench’essi non abbiano avuti e non abbiano né legislatori, né filosofi, né esperienze d’altre forme di società ec. Veggiamo eziandio ch’ella è perfetta, non pure nel genere suo, ma rispetto al genere ed all’idea della società assolutamente, la quale importa moltitudine maggiore o minore d’individui cospiranti in una o altra forma al bene di tutta la moltitudine, e ad essa in niun modo mai, se non accidentalmente, pregiudicanti; del resto poi comunicanti tra se piú o meno, e moltissimo o pochissimo; ciò nulla rileva, purché intanto cospirino al bene comune, in quanto e’ comunicano insieme, poco o molto che ciò sia. Non dobbiamo dunque dedurre da tutto il sopraddetto, sí ragioni, sí esperienze di tanti e tanti secoli, che il genere umano per natura, o non è destinato a società veruna tra se, o (com’è vero) è destinato ad un genere [p. 168 modifica]o, per meglio dire, ad un grado di società diverso affatto da tutti quelli che in esso lui ebbero luogo dal primissimo principio del suo (cosí detto) dirozzamento, fino al dí d’oggi? Cioè ad una scarsissima comunione de’ suoi individui tra loro, nella qual comunione, in quanto ella si stendeva ed esigeva, ciascuno avrebbe cospirato al comun bene degl’individui in essa compresi, e niuno, se non