Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3784

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[p. 173 modifica] propri individui; sicché ella medesima fosse causa di distruzione e d’infelicità, e quindi imperfezione a se stessa, e la sua medesima esistenza cagionasse direttamente e come propria, non altrui, opera la sua non esistenza, sia col distruggersi, sia coll’infelicitarsi, che è privarsi del proprio fine e complemento, e quindi rendersi non esistenza, e peggio ancora.1) Queste, essendo contraddizioni evidentissime e formalissime, sono escluse dal ragionamento assoluto; il principio stesso della nostra ragione, o si riconosce per falso, e non possiamo piú discorrere, o impedisce di supporre queste contraddizioni nella natura; le quali però vi avrebbero necessariamente luogo s’ella avesse voluto in qualunque specie una società stretta, siccome sempre in una società stretta, qualunque sia stata o sia o sia per essere la sua forma, hanno avuto ed avranno luogo le cose sopraddescritte. Dal che si deduce efficacissimamente che il supporre nella natura l’intenzione di una società stretta in [p. 174 modifica]qualsivoglia specie, e massime nell’umana (che da una parte, essendo la prima, doveva esser la piú felice e perfetta, dall’altra, in una società stretta, è necessariamente piú di tutte sottoposta ai detti inconvenienti) ripugna dirittamente al principio stesso della ragione. La natura non ha posto nel vivente l’odio verso gli altri, ma esso da se medesimo è nato dall’amor proprio per natura di questo. Il quale amor proprio è un bene sommo e necessario, e in ogni modo nasce per se medesimo dall’esistenza sentita, e sarebbe contraddizione un essere che sentisse di essere e non si amasse, come altrove ho dichiarato. Ma da questo principio, ch’è un bene e che la natura non poteva a meno di porre nel vivente e che

Note

  1. Come il suicidio, o il tormentar se stesso per odio proprio, quello è, questo, se potesse essere, sarebbe evidentemente contro natura, cosí la guerra tra gl’individui d’una specie medesima, le uccisioni scambievoli e i mali qualunque procurati da’ simili ai simili, sono cose evidentemente contro natura, mentre pur sono assolutamente inevitabili e non accidentali (se non a una per una, non generalmente e tutte insieme), ma essenziali e costanti in qualsivoglia società stretta. Vedi p. 3928.