Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/379

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[p. 430 modifica] bisogna conoscerle. Dunque l’uomo non sarà felice se non quando conosca se stesso e i rapporti necessari che ha con altri esseri. E deve poterli conoscere, altrimenti sarebbe un essere contraddittorio, perché, avendo un fine, cioè la perfezione o la felicità, non avrebbe alcun mezzo di pervenirvi. L’uomo dunque, inclinando alla perfezione o felicità, inclina sommamente alla cognizione del vero. Dalla cognizione deriva l’amore o l’odio, ossia il giudizio relativo alla qualità buona o cattiva. Dall’amore o l’odio deriva l’azione, perché l’uomo non si può determinare se non a quello che crede bene. L’ignoranza assoluta è uno stato di morte, perché, [p. 431 modifica]supponendo che l’uomo non abbia un motivo per creder le cose buone o cattive, la sua indifferenza è totale e, non potendo amare né odiare, non può scegliere, dunque non può agire, dunque non può vivere. Sicché conoscere, amare, operare: ecco tutto l’uomo. L’oggetto della facoltà di conoscere è la verità. L’estensione di questa facoltà si misura dal desiderio. L’uomo sente un desiderio infinito di conoscere e cosí di amare. Dunque la sua facoltà conoscitiva o l’intelligenza è capace di conoscere la verità infinita; la sua facoltà di amare è capace di amare il bene infinito: laddove la sua facoltà di agire essendo limitata, egli non sente un desiderio infinito di agire, come essere fisico. Dunque la felicità dell’uomo