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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3823

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[p. 208 modifica] straordinario di ciascuna parte. Il che da un lato produce l’effetto dell’uniformità, e lo è veramente, in quanto è continuo eccesso ec., benché variato, quanto si voglia, ne’ suoi subbietti, qualità ec. Dall’altro lato stanca come l’uniformità, perché troppo affatica gli animi, che ben tosto non possono piú tener dietro all’entusiasmo del poeta, come la vista presto si stanca di colori tutti vivissimi, benché e belli e varii; e perché il molto ed ἀJρόον, sia pur bonissimo, presto sazia; come chi bee ad un tratto un boccale di liquore, ha subito estinta la sete, né, perché tu gli offra altro liquore diverso e squisitissimo, ha voglia di gustarlo, ma egli ha perduto per allora la facoltà di provar piacere dal bere, e da’ grati liquori. Come nel corpo cosí nell’animo la facoltà, la virtú di provar piacere è scarsa: bisogna risparmiarla, o ch’ella è ben tosto esaurita. Il corpo e l’animo cede e vien meno al soverchio piacere, come al soverchio dolore. Ben rare [p. 209 modifica]sono le cose piacevoli, e i piaceri ben piccoli. Ma fossero pur frequentissimi e grandissimi. Né il corpo né l’animo umano hanno la forza di goder piú che tanto, e anche indipendentemente dall’assuefazione che rende indifferenti le sensazioni da principio piacevoli o dolorose, anche restando ai piaceri e ai dolori la lor forza, manca all’uomo la facoltà di sentirli, se e’ son troppo grandi, o se son troppi ec. La facoltà di soffrire è assai maggiore nell’uomo. Pur se il dolore è soverchio, né il corpo né l’animo umano non è capace di sentirlo, e non soffre, o per poco spazio, dopo il quale la sua facoltà di soffrire vien meno. L’uomo non può molto godere, non solo perché pochi e piccoli sono i piaceri,