Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4194
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La sua storia danica è stampata (Des dragons et des serpens monstrueux etc. trattatello di Eusebio Salverte nella Rivista Enciclopedica di Parigi, tom. XXX, maggio e Giugno 1826, degno di esser veduto al nostro proposito) (Bologna, 1826, 3 settembre, domenica). Vedi p. 4209, 4264, fine.
* La condotta di Tiberio nell’impero, da principio non pur affabile, benigna, moderata, ma eziandio umile, insomma piú che civilis, (vedi Svetonio, Tiber., capitolo XXIV-XXXIII), le sue difficoltà di accettar l’impero ec. paragonate colla seguente condotta tirannica si attribuiscono a profonda politica, dissimulazione e simulazione. Io non vi so veder niente di finto, né di artifiziale. Tiberio era certamente, a differenza di Cesare, di natura timida. A differenza poi e di Cesare, che fin da giovanetto andò continuamente elevandosi, ed abituando successivamente l’animo e il carattere a grandezze sempre maggiori, e di Augusto che pure fin da giovanetto si vide alla testa degli affari; Tiberio, nato privato, vissuto la gioventú e l’età matura in sospetto di Augusto e de’ costui parenti, ed anche in non piccolo pericolo (otto anni passò ritirato in Rodi per fuggirlo o scemarlo), non aveva l’animo né il carattere formato al potere, quando la fortuna gliel pose in mano. Però nel principio fu modesto, anzi timido ed umile, anche dopo liberato da ogni timore, come dice espressamente Svetonio (c. XXVI). Vedi p. 4197, capoverso 6. Né qui v’era dissimulazione: io non ci veggo altro che un uomo avvezzo a soggiacere, avvezzo a temere ed evitar di offendere, che ridotto a soprastare, conserva ancora l’abito di tal timore e di tale evitamento. Egli lo perdé col tempo e coll’esperienza continuata del suo potere, e della soggezione, anzi abbiezione, degli altri. Questo non è smascherarsi; questo è mutar carattere e natura, per mutazione di circostanze.