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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/745

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[p. 162 modifica] lingua, gli fece anche indirettamente, per la troppa superiorità e misura della sua fama e merito, troppo soverchiante e primeggiante, questo danno di arrestarla, come arrivata già alla perfezione e come in pericolo di degenerare se fosse passata oltre; e quindi togliergli l’ardire, la forza generativa, e produttrice, la fertilità e inaridirla; nello stesso modo che avvenne alla eloquenza e letteratura latina, per lo stesso motivo e per la stessa persona (Vedi Velleio nel fine del 1° libro). Che siccome per la letteratura si stimò quasi giunta l’ora del riposo, tanto egli l’aveva perfezionata (Vedi p. 801, fine), cosa che non accadde mai nella Grecia, giacché a nessuno scrittore in particolare competeva questa qualità, e la perfezione di un secolo il quale s’intreccia e addentella col seguente non ispaventa tanto quanto quella di un solo che in se stesso racchiude e definisce e circoscrive la perfezione, cosí appunto intervenne anche alla lingua, la quale, similmente,