Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/802

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[p. 193 modifica] uno stesso genere. Da che quel genere ne ha avuto uno perfetto e riguardato come perpetuo modello, sebbene quel genere possa avere diverse specie, gl’ingegni grandi e superiori, o sdegnando di non poter essere se non uguali a quell, e di dovere avere un compagno, o per la naturale modestia e diffidenza di chi conosce bene e sente la difficoltà delle imprese temendo di restare inferiori in un assunto, di cui già è manifesta, sperimentata, conseguita, la perfezione, e [p. 194 modifica]posta negli occhi di tutti e nei propri loro, si sono sempre rivolti ad altro; e solamente i piccoli ingegni, de’ quali è propria la confidenza e temerità, sono entrati nell’arringo, spronati dalle lodi di quell’eccellente e dalla gola di quella celebrità, quasi fosse facile a conseguire, e misurando l’impresa non da se stessa e dalla sua difficoltà, ma dal loro desiderio di riuscirci e dal premio che era proposto al buon successo. Un’altra ragione, e fortissima, è, che quando il genere ha già avuto uno sommo, il genere non è piú nuovo; non vi si può piú essere originale, senza che è impossibile esser sommo. O se vi si potrebbe pur essere originale, v’è quella eterna difficoltà, che anche gl’ingegni sommi, vedendo una strada già fatta, in un modo o in un altro s’imbattono in quella, o confondono il genere con quella tale strada, quasi fosse l’unica a convenirgli, benché mille ve ne siano da poter fare e forse migliori assai. La stessa Grecia, in tanta copia di scrittori e poeti d’ogni genere