Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/885

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[p. 240 modifica] 6, B citate qui in margine dal Mai, come contenenti luoghi paralleli al riportato). Cosí egli lodando Teodosio magno. E infatti la filantropia, o amore universale e della umanità, non fu proprio mai né dell’uomo né de’ grandi uomini e non si nominò se non dopo che, parte a causa del cristianesimo, parte del naturale andamento dei tempi, sparito affatto l’amor di patria e sottentrato il sogno dell’amore universale, (ch’è la teoria del non far bene a nessuno), l’uomo non amò veruno fuorché se stesso, ed odiò meno le nazioni straniere, per odiar molto piú i vicini e compagni, in confronto dei quali lo straniero gli dovea naturalmente essere, com’é oggi, meno odioso, perché si oppone meno a’ suoi interessi e perch’egli non ha interesse di soverchiare, invidiare ec. i lontani, quanto i vicini.

Da tutte queste osservazioni e fatti risulta un’altra osservazione e un altro fatto conosciutissimo e caratteristico dell’antichità; o piuttosto risulta la spiegazione di questo fatto. Perché, amando l’individuo la patria sua, e conseguentemente odiando gli stranieri, ne seguiva che le guerre fossero sempre nazionali. E tanto piú accanite, quanto l’individuo era da ambe le parti piú infiammato della sua causa, cioè dell’amor patrio. Massimamente dunque lo erano [p. 241 modifica]quelle de’ popoli liberi o fatte a un popolo libero,