Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/924

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[p. 269 modifica] la sua patria sopra tutte e come sarà disposto nei fatti a tutte le conseguenze che derivano da questo amore di preferenza, se effettivamente egli non la crederà degna di essere amata sopra tutte, e perciò la migliore di tutte; e molto piú s’egli crederà le altre, o qualcun’altra, migliore di lei? Come sarà intollerante del giogo straniero e geloso della nazionalità per tutti i versi e disposto a dar la vita e la roba per sottrarsi al dominio forestiero, se egli crederà lo straniero [p. 270 modifica]uguale al compatriota e, peggio, se lo crederà migliore? Cosa indubitata: da che il nazionale ha potuto o voluto ragionare sulle nazioni e giudicarle, da che tutti gli uomini sono stati uguali nella sua mente, da che il merito presso lui non ha dipenduto dalla comunanza della patria ec. ec., da che egli ha cessato di persuadersi che la sua nazione fosse il fiore delle nazioni, la sua razza la cima delle razze umane; dopo, dico, che questo ha avuto luogo, le nazioni sono finite e come nella opinione cosí nel fatto si sono confuse insieme, passando inevitabilmente la indifferenza dello spirito e del giudizio e del concetto alla indifferenza del sentimento, della inclinazione e dell’azione. E questi pregiudizi che si rimproverano alla Francia, perché offendono l’amor proprio degli stranieri, sono la somma salvaguardia della sua nazionale indipendenza, come lo furono presso gli antichi;