Pensieri e giudizi/III/II

Da Wikisource.
../I

../III IncludiIntestazione 7 gennaio 2012 100% saggi

III - I III - III
[p. 63 modifica]

II.

11 gennaio 1888.


Di associazioni lacrimose e di mortori solenni in Italia, devono essere infastiditi gli stessi morti, specialmente i morti galantuomini; chè agli altri, che nulla ebbero di bianco nell’anima, un pò d’imbiancatura sul sepolcro non dispiace, forse.

A Michele Calì1, vivo, avrei desiderato l’amore di tutta la sua città: egli avrebbe spiegato meglio le sue eccellenti qualità di uomo, di cittadino e di scrittore; e la sua città se ne sarebbe vantaggiata. In qualunque modo, egli fece a bastanza, perchè coloro stessi, che gli [p. 64 modifica]amareggiarono la vita, sentono ora il bisogno di deplorarne la morte. Che Michele Calì non fu dei mezz’uomini, di che ora fungheggia la felicissima Italia, barcheggianti e volpeggianti decorosamente, e trafficanti sin le minuge del prossimo, con moderazione borghese; egli fu onesto all’antica, e non soltanto fu, ma tale ebbe il coraggio di mostrarsi in ogni occasione: coraggio quasi eroico in tempi corrotti. E cosa, se non affatto singolare, rarissima: seppe accoppiare l’onestà all’avvocatura!

La quale egli intendeva, come Catone, difendendo gratuitamente non solo, e quelle sole cause che gli paressero oneste, ma proponendosi e presentandosi da sè alla difesa: pur di avere l’occasione di combattere in onore della giustizia, a prò dei conculcati, a vituperio dei prepotenti. Così non fu sopercheria consumata o tentata nella sua città, che egli non se ne mostrasse operosamente nemico, e ne sarebbe stato implacabile vendicatore: chè l’animo aveva ferocissimo nell’amore della giustizia, come un cittadino delle vecchie repubbliche; e, pur di far trionfare un’idea che parevagli benefica, avrebbe dato la vita.

Or lasciatelo riposare, povero Michele; e non fate clamori sulla sua fossa, o Acesi. Basta che egli viva nella vostra memoria, e che l’esempio della sua vita non sia senza frutto!

Note

  1. Nacque in Acireale nel 1843 e ivi morì il 6 gennaio 1888. Nei suoi scritti si propone illustrare le memorie gloriose della Sicilia. Per la sua eloquenza oratoria fu chiamato Mirabeau acese.