Pescatori d'Islanda/Parte II/Capitolo VIII

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Capitolo VIII

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Pierre Loti - Pescatori d'Islanda (1886)
Traduzione dal francese di Carlo De Flaviis (1911)
Capitolo VIII
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Capitolo Ottavo.


Era rimasta per tre giorni con lui, tre giorni di festa, sui quali pesava un domani molto fosco. Ed infine era dovuta ripartire o ritornarsene a Ploubazlanec. Ella era quasi senza più danaro, e poi Silvestro s’imbarcava l’indomani, ed i marinai sono sempre consegnati inesorabilmente la vigilia delle grandi partenze. E’ un uso che sembra un poco barbaro, ma che è una precauzione necessaria contro i loro probabili e pericolosi eccessi.

Oh quell’ultimo giorno!... avrebbe voluto dire ancora delle cose graziose e piacenti ai suo nipotino, ma non aveva trovato che lagrime e singhiozzi nel cuore. Sospesa al suo braccio gli faceva mille raccomandazioni che davano anche a lui la voglia di piangere. Ed avevano finito per entrare in una chiesa a dire insieme le loro preghiere.

Col treno della sera ella se ne andò via. Per economizzare erano andati a piedi alla stazione; lui portando il suo involto di viaggio e sostenendola col suo braccio forte al quale ella si appoggiava con tutta la sua forza. Era stanca, tanto stanca, la povera vecchia, il dorso curvo, sotto lo scialle nero, non trovava più la forza di raddrizzarsi, non aveva più niente di giovanile nel suo corpo e sentiva tutto lo accasciante peso dei suoi settantasei anni.

All’idea che era finita, che tra qualche minuto bisognava lasciarlo, il suo cuore si lacerava orribilmente. Ed era in Cina che se ne andava, là basso, dove tanti erano morti! Ella lo aveva ancora là; lo teneva ancora con le sue povere mani... ed intanto egli partirebbe, nè la sua volontà, le sue lagrime, il suo dolore di nonna avrebbero potuto trattenerlo presso di lei!

Imbarazzata dal suo paniere di provvigioni, dai suoi guanti, agitata, tremante, gli faceva le sue ultime [p. 57 modifica]raccomandazioni, a cui egli rispondeva a bassa voce, con piccoli molto sommessi, con la testa curvata teneramente verso di lei, guardandola con i suoi occhi dolci, dall’aria di fanciullo:

— Avanti, vecchia mia, bisogna decidersi se volete partire!

Presa dallo spavento di perdere il treno, si preparò i suoi involti — poi lasciò cadere tutto a terra, per attaccarsi al collo di lui in un amplesso supremo. La guardavano tutti in quella stazione; ma non facevano più sorridere la gente. Spinta dagl’impiegati, sfinita, perduta, essa si gettò nel primo scompartimento che le capitò ed egli, prendendo la sua corsa leggiera di marinaio, descrivendo una curva di uccello che vola, giunse alla barriera per salutarla un’altra volta.

Un grande fischio, uno strepito assordante di ruote e la vecchia nonna passò. Egli appoggiato alla barriera, agitava con grazia giovanile il berretto dai nastri svolazzanti, ed ella curvata alla finestra del suo vagone faceva segno col suo fazzoletto per essere meglio riconosciuta.

Più lungamente che le fu possibile distinse quella forma bleu-nera, che era ancora il suo nipotino, e lo seguì con gli occhi gettandogli, con tutta la sua anima, quell’«arrivederci» sempre incerto che si dice ai marinai che vanno via.

Guardalo bene, povera vecchia, questo piccolo Silvestro, fino all’ultimo momento, segui la sua figura fuggente che si cancella là basso per sempre..... E quando non lo vide più, ricadde, seduta, non preoccupandosi della sua bella cuffia, piangendo a singhiozzi, in un’angoscia di morte....

Egli se ne ritornava lentamente, con la testa bassa, con delle grosse lagrime che gli scendevano per le guance.

La notte di autunno era venuta, il gas acceso dovunque e la festa dei marinai cominciata. Senza badare a niente, [p. 58 modifica]traversò Brest, per il porto della Recouvrancc, tornando al quartiere.

— Ascolta, bel ragazzo — dicevano già le voci rauche deile signore, che avevano cominciato a battere i mar«ciapiedi.

Egli rientrò a coricarsi e pianse solo, dormendo poco fino al mattino.