Pescatori d'Islanda/Parte II/Capitolo XIII

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Capitolo XIII

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Pierre Loti - Pescatori d'Islanda (1886)
Traduzione dal francese di Carlo De Flaviis (1911)
Capitolo XIII
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Capitolo Tredicesimo.


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A bordo del Circe, nella rada d’Ha-Long, all’altra parte della terra, si distribuiva il corriere di Francia. In mezzo ad un gruppo di marinai il nostromo chiamava ad alta voce, i nomi dei felici che avevano le lettere. Cadeva la sera, e tutti erano raggruppati nella batteria presso un fanale.

— Moan Silvestro! — Ve ne era una per lui, timbrata da Paimpol — ma che non sembrava scritta da Gaud.

Che cosa voleva dire ciò?

Avendola girata e rigirata, l’aprì timorosamente.

Ploubazlanec, 5 marzo 1884.

«Mio carissimo nipotino

Egli respirò meglio; era della sua buona vecchia nonna.

Aveva anche apposto in calce la sua grossa firma, imparata a memoria, tutta tremante e scolastica «Vedova Moan». Vedova Moan. Egli portò la carta alle labbra con un movimento impulsivo e baciò quel povero nome come un santo amuleto. Quella lettera arrivava in un ora suprema della sua vita; l’indomani, al mattino, sarebbe partito per la guerra.

Si era alla metà di aprile; Bac-Ninh e Hong-Hoa [p. 70 modifica]stavanoper essere prese. Nessuna grande operazione si sarebbe forse compiuta a Tonkin — ma i rinforzi non bastavano — allora prendevano a bordo dei battelli tutti quelli che questi potevano dare per completare le compagnie dei marinai già sbarcati. E Silvestro, che aveva languito da tanto tempo negl’incrociatori e nei blocchi, era stato designato con qualche altro a colmare i vuoti di quelle compagnie.

In quel momento, è vero, si parlava di pace; ma essi speravano di sbarcare ancora a tempo per battersi. Avendo aggiustati i loro sacchi, finiti i preparativi e fatti i loro addii, avevano passeggiato tutta la sera in mezzo agli altri che restavano; ciascuno esprimendo diversamente le proprie impressioni, gli uni gravi e raccolti, gli altri loquaci e chiassosi.

Silvestro era molto silenzioso e riconcentrato in sè stesso; solamente quando lo si guardava il suo sorriso sembrava dicesse: «Sì, ci sono effettivamente, e sarà per domani» La guerra, il fuoco l’affascinavano.

.... Inquieto su la sorte di Gaud, a causa di quella scrittura straniera, cercava di avvicinarsi ad un fanale per poter leggere, manovra difficilissima in mezzo a quei gruppi di uomini nudi, che si affollavano anch’essi per leggere, nel calore irrespirabile di quella batteria.

Al principio della lettera, come aveva previsto, la vecchia nonna Yvonne spiegava perchè era stata obbligata di ricorrere alla mano poco esperta di una vecchia vicina; ella diceva:

«Mio caro nipotino, non ti faccio scrivere questa volta da tua cugina, perchè è molto addolorata. Suo padre è morto fulmineamente fin da due giorni. E sembra che tutta la sua fortuna sia andata perduta in una cattiva speculazione da lui fatta quest’inverno a Parigi. Si venderanno la sua casa ed i suoi mobili. E’ stata una sventura a cui nessuno era preparato, lo credo che ciò ti addolori molto come ha addolorato me assai. [p. 71 modifica]Il figlio di Gaos ti saluta; ha rinnovato la sua ferma col capitano Guermeur sempre sulla Maria; e la partenza per l’Islanda è avvenuta più presto quest’anno, proprio l’antivigilia della grande sventura che colpì la povera Gaud, ed essi non l’hanno ancora saputo. Ma, devi capire, figlio mio, che ora è finito; non li mariteremo, perchè ella ora è obbligata a lavorare per guadagnare il suo pane.»

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Egli restò atterrito; queste lugubri notizie gli avevano guastato tutta la gioia e l'entusiasmo per la guerra vicina.