Pescatori d'Islanda/Parte III/Capitolo I

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Capitolo I

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Pierre Loti - Pescatori d'Islanda (1886)
Traduzione dal francese di Carlo De Flaviis (1911)
Capitolo I
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Capitolo Primo.

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.... Nell’aria fischia una palla!... Silvestro si ferma, drizzando l’orecchio.... Su di un piano infinito, di un verde tenero e vellutato di primavera, il cielo è grigio e pesante. I sei marinai armati sono in perlustrazione fra le fresche risaie.....

Ancora!... il medesimo rumore nel silenzio dell’aria! Rumore secco e rimbombante, che dà l'impressione della morte.....

E zin, ancora zin! Ora ne piovono delle palle. I marinai, guardandosi, sorridendosi come se assistessero ad una farsa grottescamente rappresentata dicono:

I Cinesi! (Annamiti, Tonkinesi, per i marinai sono della stessa famiglia cinese). E come ridire, quanto disprezzo, quanto vecchio rancore burlesco, quanto desiderio di battersi essi mettono in questa maniera di annunciarli? I cinesi! Due o tre palle fischiano ancora, più vicine queste; le si vede rimbalzare come delle cavallette nell’erba. Non è ancora cominciato il piccolo innaffiamento di piombo che già finisce. Sul grande piano verde, il silenzio assoluto ritorna, e da nessuna parte si ode alcun rumore. Sono ancora in piedi i sei marinai, cercando di scorgere da dove possono partire quelle palle. Certamente di là basso, da quel bouquet di bambù; che sembra, nel piano, come un’isola di piume, e dietro le quali appariscono, nascosti a metà, dei tetti appuntiti. Allora essi corrono; nella terra [p. 74 modifica]umida delle risaie, i loro piedi affondano o scivolano. Silvestro con le sue gambe più lunghe e più agili è quello che corre di più. Sempre silenzio d’intorno. Si direbbe che hanno sognato.... E come, in tutti i paesi del mondo certe cose sono sempre, eternamente le stesse, il grigio dei cieli coverti e la tinta fresca delle praterie alle primavere — si crederebbe vedere i campi di Francia, con dei giovani uomini correndo là allegramente, per tutto altro giuoco che per quello della morte.

Ma, a misura che si avvicinano, quei bambù mostrano meglio la finezza esotica del loro fogliame, quei tetti di villaggio, accentuavano la stranezza della loro forma, e degli uomini gialli, nascosti, avanzano, mostrando le loro figure piatte, contratte dalla malizia e dalla paura...

Poi bruscamente escono, gettando un grido, e si allineano decisi e minacciosi.

I Cinesi! ripetono ancora i marinai col loro sorriso di scherno, ma trovano questa volta che ve ne sono molti, ve ne sono troppi. E uno di essi, voltandosi, ne scorge degli altri che arrivano di dietro, emergendo fra le erbe.... Fu molto bravo, in quella giornata, il piccolo Silvestro.

La sua vecchia nonna sarebbe stata fiera del suo coraggio. Già trasfigurato da qualche giorno, abbronzato, la voce cambiata, egli si trovava nel suo elemento. Vi fu un minuto d’indecisione suprema, in cui i marinai colpiti dalle palle, avevano cominciato a indietreggiare, e ciò sarebbe stata la loro morte; ma Silvestro aveva continuato ad avanzare, e brandendo il fucile per la canna, teneva testa a tutto un gruppo, colpendo a destra ed a sinistra.

E, grazie a lui, la partita cambiò; quel panico, che decide ciecamente delle piccole battaglie, era passato ed i Cinesi avevano indietreggiato precipitosamente..... Ora era finita, essi fuggivano; i sei marinai, avendo ricaricate le loro armi, li abbattevano a loro comodo; in quell’erba vi erano delle macchie rosse, dei corpi