Poesie (Eminescu)/XX. La leggenda del bosco

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XX. La leggenda del bosco

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
XX. La leggenda del bosco
XIX. Il lago XXI. Solitudine

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XX.

LA LEGGENDA DEL BOSCO.


Imperatore celebrato è il bosco
ed eredi a migliaia gli crescono alle falde,
che fioriscono tutti per grazia
di Sua Maestà.

5La luna, il sole e le stelle
porta esso nel suo stemma
e gli fan corona intorno
dame e cavalieri della famiglia Cervo.

Suoi araldi son le lepri celeri
10che gli portan le notizie,
gli usignuoli gli servon d’orchestra,
e le fontane da favoleggiatrici.

Sui fiori che crescono all’ombra
lungo l’acque, sui viottoli
15puoi vedere migrazioni di api,
potenti eserciti di formiche.

Per tornar di nuovo fanciulli
su rechiamoci, cara, a fare omaggio al Re,
e la fortuna e’ l’amore
20ci sembreran balocchi di bimbi.

Ce ne andremo insieme pel mondo,
sperduti e soletti,
ci sdraieremo accanto alla sorgente,
che zampilla sotto il tiglio.

25Dormiremo. E il tiglio antico
su noi verserà i suoi fiori,
e tra il sonno ascolteremo le sampogne
cantar dagli ovili sul monte.

Più vicino, più vicino
30ci accosteremo, petto contro petto....

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Oh ascolta come a consiglio
chiama ora il Re i suoi saggi.

Sulle candide sorgenti
batte la luna di tra i rami,
35intorno a noi s’accolgono
le nobili famiglie dei cortigiani;

cavalli marini bianchi come spuma,
alti buoi dalla fronte stemmata,
cervi enormi dalle corna ramose,
40svelti daini di montagna.

E al nostro tiglio domandano
chi noi siamo e si consiglian tra loro,
mentre l’ospite nostro risponde,
distrigando dai rami la bocca:

45«Oh guardateli come sognan rapiti
il sogno del bosco di faggi:
ambedue come nelle favole
si vogliono tanto bene!»