Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XLVII. Il vaticinio

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XLVII. Il vaticinio

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XLVII

Il vaticinio

(1793)

     Il saggio amico del vero, stabile
nel suo proposto, non teme impavido
dei tiranni le furie,
della plebe l’ingiurie.

     5Ride del fato: natura e gli uomini
rispetta e i loro diritti liberi,
l’ozio abborre e la guerra
e ha per patria la terra.

     A lui d’intorno vantar non osano
10ciechi sofismi l’errore e il vizio,
che, additandone l’opre,
la ragione li scopre.

     Cosi comprâro Confucio e Socrate
il meritato culto dei secoli,
15e il lor genio presiede
alla pubblica fede.

     Cosí, Fantoni, chi a Giove il fulmine
tolse e ai tiranni lo scettro, pròvide
leggi dettando, ottenne
20una fama perenne.

     Per lui la prole di Penn il vindice
acciaro strinse, chiedendo intrepida
degli imperi alla sorte
o libertade, o morte.

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     25Per lui Washington, piú giovin Fabio,
coprí la grata patria con l’egida
dalla furia maligna
dell’europea matrigna.

     Scorreano, intanto, per il silenzio
30d’amica luna l’oceano Atlantico,
d’armi e d’armati gravi,
del franco re le navi.

     Oppresse ingrata calma le indocili
penne dei venti, stridente folgore
35del mar tranquillo in seno
scese dal ciel sereno.

     Tuonò alla destra; tremò l’oceano,
e lo scettrato genio britannico
sorse dalle profonde
40voragini dell’onde.

     Di droghe e gemme cosparso l’umido
crine, curvata la man su l’áncora,
sedea su l’ampia schiena
di nordica balena.

     45— Ove mai spingi — gridò, — mal provido
gallo monarca, con triste augurio
tanti guerrieri? Ahi quanto
t’ha da costar di pianto!

     Dalla difesa libera America
50di libertade verran famelici,
umiliando chi regge
al poter della legge.

     Ah! non ti opporre; non far che spargano
quei che t’ingannano oro e discordie:
55il popolare orgoglio
ti sbalzerá dal soglio.

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     Aimè tu cadi! macchia la gallica
terra il tuo sangue: si scuote attonita
Europa e i re, fremendo
60dall’esempio tremendo.

     Il congiurato Germano, il Batavo
ed il deluso Britanno fremono;
minaccia il Russo altero
e il borbonico Ibero.

     65Ahi, quante morti, quanti pericoli
minaccia il fato di Francia al popolo!
Quanto ai destrier sudore
e alle cittá terrore!

     Qua il fanatismo feroce s’agita
70fremendo, urlando; lá il pallid’odio
l’armi ministra e seco
guida il furor, ch’è cieco.

     Giá le nemiche prore s’incontrano,
giá le discordi falangi s’urtano;
75e il mar copre e la terra
lo spavento e la guerra. —

     Disse, e gli abeti fatali rapido
spinse di Boston verso la spiaggia,
onde affrettar l’accetta
80presagita vendetta.