La luna è ancora in grembo ai colli, e i colli
sono forse ancora tiepidi di luce.
Restiamo. È l’ora del silenzio, e molli 4son gli orti ove la sera ci conduce.
I villaggi che han visto per le vie
passar fanciulli con in mano steli
di gigli, or pieni son di litanie 8e di squille annunzianti gli evangeli.
In qualche ovile belano gli agnelli.
Per qualche strada un bianco gregge sale.
Il cimitero ha chiuso i suoi cancelli. 12Gli angeli in chiesa han ripiegate l’ale.
E tutto questo come un sogno, oppure
come un ricordo vago e impallidito:
qualche cosa d’angelico, tra pure 16squille in cammino verso l’infinito...
Come un rumore d’anime; qualcosa
che s’è assopito in mezzo ad un lamento:
dolorava, era triste; ora riposa 20nella penombra, placido e contento.
C’è qualcuno nel carcere, che prega!
Quest’ora è troppo dolce e troppo lieve:
si direbbe che un albero si piega 24sotto il tacito peso della neve.
Ed è la sera che inazzurra i cieli...
Tutto è calmo. Le rondini son calme.
Son calmi i tetti, le anime, gli steli, 28e chi pianse col volto fra le palme.
Anche le cose sono rassegnate
a essere, e in questo attendere la sera
c’è il perchè della vita. Son passate 32là sulle rose le dolcezze a schiera.
E noi? Saremo noi che, cuore a cuore,
attenderem la sera inginocchiati,
con tra le mani il calice d’un fiore 36appassito al tepor dei nostri fiati?
O altri saranno ad aspettarla, ignoti,
quando noi ce ne andremo a mani giunte,
a capo chino, come due divoti, 40pregando per le vergini defunte?
Saremo noi che quando, sopra i monti,
bianchi rosari e mistiche ghirlande
di stelle invano sogneran le fronti 44delle madonne, e le lor mani blande,
saremo noi che annuncierem la luna
pallida e lieve dopo l’imbrunire,
o altri saranno presso qualche cuna, 48che la vedranno nascere e morire?