Poesie varie (Angelo Mazza)/Inni e odi/II. Bellezza armonica ideale

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Angelo Mazza

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Inni e odi - I. L'aura armonica Inni e odi - III. Musica direttrice del costume
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II

BELLEZZA ARMONICA IDEALE.

     Se buon lavor di cetra,
cui tempra il vero, al rigido
veglio sta saldo come al vento pietra,
prendi quest’inno, o musico
5genio, che vola disioso a te.
     E giá le revolubili
stagion cinque fiate in sé tornarono,
ch’io ti fo segno a’ delfici
strali che ai saggi suonano,
10onde a me Dirce la faretra empie’.

     Pensier di senno armati,
idee che il senso fuggono,
fûr penne che m’alzâro in grembo ai fati.
Io ressi a l’ineffabile
15splendore de l’archetipa beltá.
     Io di lucenti imagini
effigiai le infigurate armoniche
forme eterne, che creano
l’ordin concorde e vario,
20in cui natura si governa e sta.

     A me, di fele impura,
dar voce osi di biasimo
bocca di volgo, che virtú non cura;
«sogno» pur chiami i mistici
25sensi, che il primo Vero a me spirò.

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     Dunque fia sogno e favola
la sovrana beltá, perché le tenebre,
che de’ profani a l’anima
stupiditá raddoppia,
30con l’immortal suo raggio aprir non può?

     Quegli cosí cui fiede
buio natale il limpido
aureo liquor del di menzogna crede;
né finger sa che pingasi
35natura di vivaci almi color.
     Ma il suolo, il mare e l’aere
s’ornan del manto, che, confusi, intessono
l’igneo piropo e ’l cerulo
zaffiro e quel che l’iride
40bee da l’opposto sol vario tesor.

     Deh! il simulacro altero,
che in cieche menti indocili
Pirrone alzò, sconoscitor del vero,
alfin dia loco; e a splendere
45ne l’uom, raggio di Dio, torni ragion.
     Torni; e dal dubbio emergere
vedrossi il bello dei sonori numeri,
e disparir l’inutile
capriccio e ’l genio instabile,
50prole di mal veggente opinion.

     Verace, eterna idea
è la bellezza armonica,
che fa paga ragion, l’orecchio bea,
se in ben adatti avvolgasi
55modi, che son quaggiú lingua del ciel.
     Essa leggiadre e varie
prende sembianze, e la dissimil indole
muove di quanti pascono
la vital aura eterea
60da l’ignea Calpe a l’iperboreo gel.

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     Essa nel lume splende
del sole inestinguibile,
che di suo raggio ogni bellezza accende,
che a’ desir nostri affacciasi,
65ministra di bontá, nunzia del ver.
     Bella, se lei somiglia,
l’arte che regge il tremolar melodico;
bella, se a quel durabile
splendor colora i numeri,
70che tanto sopra l’uomo hanno poter.

     Come dal curvo grembo
stilla d’errante nuvola,
fecondo irrigator, placido nembo,
che l’arse valli e i vedovi
75poggi ravviva di be’ frutti e fior;
     tal per la via, che provvida
natura aperse, susurrando a l’animo,
musical aura i docili
semi ricerca ed agita
80di bontá, di virtú, di pace e amor.

     Uomini feo, di belve
che in uman volto erravano,
il vate che col suon trasse le selve:
prese dolcezza i ferrei
85petti, e a la gioia social gli aprí.
     Per dissipar la gelida
cura d’Averno onde Saúl rodeasi,
modulò l’arpa Isaida;
e vinse il cor Timoteo
90di lui che accompagnò, vincendo, il dí.