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Poesie varie (Pascoli)/1882-1895/A Orazio Bacci

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A ORAZIO BACCI1

(Cartolina)


Caro Orazio, i panforti, come scudi
omerici, d’argento cesellato,
brillano nella cantera, e dallato
4hanno amaretti e cavallucci, studi

incliti di Sanesi pasticcieri.
Siena! dolce paese! Oh mi si dia
di veder la città de’ miei pensieri!
8So che vorrei fermarmi a mezza via,

tra Fiorenza gaietta e Siena austera,
o caro Orazio mio, nel tuo Castello.
Forse vi troverei la primavera,
12ora che brullo dondola l’ornello.

Così soavi ha gli occhi la tua mamma,
che governa sue tre vite leggiadre,
così pura del tuo lare è la fiamma,
16così paterno è il piglio di tuo padre,

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ch’io mi crederei giunto ove ho il cammino:
alfine, Orazio mio, mi crederei
giunto, tra sì gran pene al mio destino:
20là dov’è babbo e mamma e tutti i miei.

Tutti, all’infuori delle due soavi
sorelle mie di sangue e cor, che adoro;
ed amo tanto te, perchè pensavi
24unicamente, col tuo dono, a loro.

Basta: la notte di Natale, quando
sono pel cielo tanti gli angioletti;
se qualche groppo ne verrà, cianciando,
28come uno stormo, sopra i nostri tetti,

(candidi stanno, e poi qual va, qual viene,
e nuova schiera ad ora ad or s’aduna:
li crede il volgo nuvole serene
32erranti in cielo al lume della luna)

se alcuno ne verrà, sì che nel viso
possa vederlo, io gli dirò che porti,
prima ancor che nel santo paradiso,
36questa novella a casa de’ miei morti:

che c’è una casa in questa dolce terra
che ci vuol bene per la sua bontà.
Quelli ne goderanno di sotterra
40e Dio dal Cielo vi benedirà.

Livorno, 28 decembre 1889.

Note

  1. [p. 233 modifica]con questi versi scritti tutti di seguito sopra una cartolina, l’autore ringraziava l’amico per un dono natalizio inviato alle sorelle, le quali, prima di spedire la cartolina, si copiarono la poesia conservandola poi religiosamente.