Primo dizionario aereo italiano/Introduzione

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Primo dizionario aereo italiano Avvertenze
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PRIMO DIZIONARIO

AEREO ITALIANO

Nel 1919 il giornale futurista «La Testa di ferro» portava un primo elenco di vocaboli italiani aviatorii raccolti da F. T. Marinetti. Questi lo sottopose al giudizio dell’aviatore Azari. Nacque così la collaborazione Marinetti-Azari al primo dizionario aereo.

Il problema fu da noi risolto raggiungendo questi quattro obiettivi:

1°) Italianità assoluta di tutti i vocaboli.
2°) Chiarezza inequivocabile anche ai fini di una pronta volgarizzazione.
3°) Precisione tecnica per renderlo utile anche ai tecnici.
4°) Vitalità parlata, in quanto i vocaboli prescelti sono effettivamente in uso fra gli aviatori.

Il primo di questi quattro obiettivi, cioè l’italianità di tutto il dizionario, è sembrato a molti irraggiungibile. [p. 10 modifica] Invece i termini stranieri, quasi tutti d’origine francese, sono espressioni approssimative se non errate e che i primi costruttori, meccanici e piloti, inventarono a casaccio spesso con rozza balordaggine. Essi sono quasi tutti privi di logica, di precisione e di efficacia. Il tempo e l’uso, arricchendoli di un illusorio valore, hanno loro conferito una apparente insostituibilità.

Diamo alcuni esempi tipici:

Il termine francese hangar si traduce letteralmente tettoia, mentre il luogo dove vengono messi al coperto gli aeroplani è una costruzione chiusa che noi chiamiamo capannone, come già usano molti aviatori.

Il termine francese gauchissement, che significa storcimento, risponde in parte ai primi sistemi di svergolamento dell’ala, espressione questa già più precisa. Oggi gli aeroplani non compiono più la manovra dell’inclinazione laterale mediante torsione dell’ala, ma bensì col movimento di alettoni piani e imperniati a cerniera. Perciò il termine gauchissement, che alcuni ancora usano, è doppiamente improprio, oltreché non italiano. Nel nostro dizionario abbiamo adottato con maggior precisione i vocaboli: svergolamento, svergolare, torsione e alettoni.

Cloche, altro termine francese, che significa campana, ed è ancora usato da molti per definire la leva di comando a bastone. In realtà l’uso di questo termine poteva essere un tempo giustificato e solamente per il monoplano Blériot, la cui leva di comando portava nella parte inferiore un’espansione circolare a forma di campana, ai bordi della quale erano attaccati i fili per azionare il timone di profondità e lo [p. 11 modifica]svergolamento. Nei tipi di aeroplani moderni tale «campana» non esiste e noi usiamo il vocabolo «leva » o «leva di comando».

Bequille, termine francese che significa gruccia è inesatto tecnicamente perchè la sua funzione è di strisciare sul terreno, e noi abbiamo usato il termine pattino di coda o semplicemente pattino più preciso, e già nell’uso.

Altri vocaboli da noi scelti per la compilazione del Dizionario Aereo, come aeroplano, decollare, planare, possono sembrare francesismi. Sono invece vocaboli moderni formati con radici latine ai quali la più rapida volgarizzazione dell’aviazione in Francia ha dato una priorità cronologica. Quindi non sono altro che italianismi ripresi ai francesi.

Per obbedire al nostro desiderio di chiarezza inequivocabile noi ci opponiamo per esempio alla errata concezione di G. d’Annunzio che usa il termine velivolo per aeroplano, ed idrovolante. Noi riserviamo il vocabolo velivolo, che è derivato dal latino velivolus (per es. mare velivolus — carico di vele) unicamente per l’apparecchio da volo a vela. Abbiamo inoltre ricercato la massima tecnicità sopratutto nelle definizioni, perchè l’uso crescente dell’aviazione va rendendo sempre più popolare la [p. 12 modifica]conoscenza minuziosa degli apparecchi e del volo. Ciò risulta in modo singolare dalle conversazioni appassionate dei ragazzi d’oggi.

L’obiettivo di raggiungere una totale italianità poteva trascinare altri, come già è avvenuto, a foggiare o adottare vocaboli arzigogolati, antiquati, pedanti oppure ostici nella pronunzia e perciò nati morti.

L’aviatore Azari che unisce le qualità di capopilota istruttore a quelle di parolibero futurista, ha portato nella collaborazione nostra l’esperienza della vita aviatoria di guerra, di aerodromo e di officina. Cosicchè tutti i vocaboli da noi adottati sono effettivamente vivi nell’uso.

Il nostro Dizionario Aereo giunge anche tempisticamente per verbalizzare la già esistente sensibilità aviatoria e rendere sempre più facile l’inebbriante poesia aerea iniziata con «L’Aeroplano del Papa» di F. T. Marinetti (1912).

Questo lavoro non poteva essere compiuto così com’è, cioè preciso e vitale ad un tempo, che da noi futuristi con la nostra passione per la velocità e per la nuova estetica della macchina, armata dalla nostra tipica volontà di sintesi e precisione.

Molti filologi invece, sedentari e nemici giurati delle macchine veloci si dilettano nell’equivoco [p. 13 modifica]e nella confusione di termini e di definizioni ampollose, svuotate d’ogni utilità e piene di una faciloneria barbogia.

Aprendo anche il migliore dei dizionari detti moderni vi si trovano mal definiti o inesistenti i vocaboli aeroplano, dirigibile, fusoliera, ecc., mentre ci possiamo ad esempio sollazzare tra codesti vetusti e peregrini aggeggi: abbatuffolare, abbozzacchiare, accapezzare, alloppolare, allucignolare, ammammolare, ammazzocchiare, ammoncellare, appancacciare, appilottare, bacelloneria, barbalecchio, barbandocchio, bargettonaccio, bischizzante, bolcionaglia, ecc.

Questo nostro «Primo Dizionario aereo Italiano» è anche il primo Dizionario Aereo che appare nel mondo mentre si inizia l’era del volo e va sorgendo il linguaggio aereo caratteristico delle nuove generazioni.

Anche in questo campo il futurismo ha assicurato all’Italia un primato.

F. T. Marinetti - F. Azari


Milano, 1929.