Principii di filosofia zoologica e anatomia comparata/Introduzione generale all'anatomia comparata fondata sulla osteologia/V
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Traduzione dal tedesco di Michele Lessona (1885)
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V
Del tipo osteologico in particolare.
Non sarà possibile riconoscere veramente se tutte queste idee si applicano allo studio della anatomia se non che dopo di avere considerato dapprima isolatamente i differenti organi degli animali, per compararli poi fra loro. Così pure spetta all’esperienza il dar giudizio del metodo secondo il quale noi disponiamo queste parti.
Lo scheletro evidentemente è l’impalcatura che determina la forma degli animali. Il conoscimento dello scheletro agevola il conoscimento di tutte le altre parti, certo vi sarebbe qui molto da discutere; converrebbe cercare in qual modo siasi dato opera fino ad oggi allo studio della osteologia umana; avremmo pur qualche cosa da dire intorno alle partes proprias et improprias ma per ora ci limiteremo ad alcuni laconici aforismi.
Vogliamo prima di tutto asserire, senza paura di smentita, che le divisioni dello scheletro umano sono puramente arbitrarie. Gli autori non si accordano intorno al numero delle ossa che compongono ogni regione, e ciascuno di essi le descrisse e le classificò a suo modo. Dopo bisognerebbe mettere in chiaro il punto al quale hanno portato l’osteologia generale dei mammiferi i lavori moltiplicati degli anatomici. Il giudizio di Camper intorno ai principali scritti di osteologia comparata, agevolerebbe singolarmente così fatte ricerche.
In generale si verrebbe a concludere che la mancanza di un tipo e delle sue divisioni fu causa di grandissima confusione nella osteologia comparata. Coiter, Duverney Daubenton e altri, sovente scambiarono un organo per un altro; è questo un errore che non si può scansare in qualsiasi scienza, ed è perdonabilissimo in questa.
Si erano radicate delle idee molto ristrette; non si voleva che l’uomo avesse un osso intermascellare superiore, e ciò per avere un carattere differenziale di più fra l’uomo e la scimmia. Non s’accorgevano che il negare in un modo indiretto l’esistenza di un tipo, era un discendere da quel punto di vista elevato dove era d’uopo collocarsi. Per un certo tempo si volle pure ritenere che la zanna dell’elefante sia impiantata nell’osso intermascellare, mentre spetta sempre al mascellare superiore. Un osservatore attento riconoscerà benissimo che una laminetta la quale si stacca dall’osso mascellare circonda questo enorme canino, e che tutto è disposto secondo la regola invariabile stabilita dalla natura.
Abbiamo detto che l’uomo non poteva essere il tipo dello animale, nè l’animale quello dell’uomo; si tratta pertanto di costrurre quest’intermediario che noi vogliamo stabilire fra essi e di motivare a poco a poco la nostra maniera di procedere.
Bisogna dapprima ricercare e notare tutte le ossa che ci si possono offerire; noi ci perverremo esaminando le specie di animali le più diverse, primieramente nello stato di feto, poi nei loro sviluppi successivi.
Consideriamo il quadrupede come ci si presenta, colla testa allo avanti; incominciamo a costrurre il cranio, poi le altre parti. A mano a mano noi verremo esponendo i motivi, le considerazioni, le osservazioni che ci servirono di guida; oppure lascieremo che la sagacia del lettore li indovini, per svolgerli poi più tardi. Procediamo adunque immediatamente a stabilire il tipo in generale.