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Principii di filosofia zoologica e anatomia comparata/Introduzione generale all'anatomia comparata fondata sulla osteologia/IV

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Introduzione generale all'anatomia comparata - IV

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IV.

Applicazione del tipo generale ad esseri individuali.

Gli organi di un animale, i rapporti che essi hanno fra loro, le speciali loro proprietà, determinano le condizioni della esistenza dell’animale stesso. Quindi i [p. 63 modifica]spiccati ma invariabilmente limitati dei generi e delle specie.

Considerando gli animali superiori chiamati mammiferi colla conoscenza di un tipo, anche solamente sbozzato, si trova che la natura è circoscritta nella sua potenza creatrice, sebbene le varietà delle forme vadano all’infinito, a motivo del grande numero delle parti e del grandissimo loro modificarsi.

Se noi esaminiamo attentamente un animale, scorgeremo che la diversità delle forme che lo caratterizza proviene unicamente da ciò che una delle sue parti si fa predominante sull’altre.

Così, nella giraffa, il collo e le estremità sono favoreggiate alle spese del corpo, mentre nella talpa la cosa va oppostamente. Dunque esiste una legge in virtù della quale una parte non potrebbe aumentare di volume che alle spese di una altra parte, e viceversa. Questi sono i confini entro i quali la forza plastica si esercita nel modo il più bizzarro e il più arbitrario senza poterli mai oltrepassare; la forza plastica regna sovranamente entro questi confini, che sono poco estesi, ma sono sufficienti al suo sviluppo. Il totale generale del bilancio della natura è fisso; ma essa è libera di spenderne le somme parziali in quel modo che meglio le piace. La natura, quando vuol spendere da una parte, deve far economia dall’altra, e perciò non può mai indebitarsi nè far fallimento.

Adoperando questo filo conduttore, cerchiamo di guidarci nel labirinto dell’organizzazione animale, e vedremo che ci condurrà fino agli esseri organizzati i piú amorfi. Applichiamolo prima alla forma, in via di saggio, per valercene più tardi nello studio delle funzioni.

L’animale, preso isolatamente, è ai nostri occhi un piccolo mondo, il quale esiste da se stesso e per se stesso. [p. 64 modifica]Ogni essere contiene in sè la ragione della sua esistenza; siccome tutte le parti reagiscono le une sulle altre, da questa azione reciproca risulta che il circolo della vita si rinnova incessantemente; perciò ogni animale è fisiologicamente perfetto.

Se noi ci collochiamo nel centro dell’animale per considerare ciascun organo, troviamo che non ve ne ha uno che sia inutile o che, come sovente s’è immaginato, sia il prodotto accidentale della forza plastica; esternamente certe parti possono sembrare superflue, perchè non sono in rapporto che colla organizzazione interna, e la natura si è dato poco pensiero di metterle in armonia colle parti periferiche. D’ora innanzi non si domanderà più, in proposito di tal sorta di parti, per esempio i canini del Sus babirussa, a che cosa servano e donde provengono. Non si dirà più che il toro ha le corna per spingere, ma si cercherà perchè egli abbia le corna di cui si serve per spingere. Il tipo che ora imprendiamo a costrurre e ad analizzare in tutti i suoi particolari è invariabile nel suo complesso, e le classi superiori degli animali, i mammiferi, per esempio, lasciano scorgere, a malgrado della diversità delle loro forme, un accordo perfetto nelle loro differenti parti.

Ma pure badando costantemente a ciò che è costante, noi dobbiamo far variare le nostre idee quando si tratta di organi variabili, per poter tener dietro abilmente al tipo in tutte le sue metamorfosi, e non lasciarci mai sfuggire questo Proteo mutevole sempre.

Se ci si domanda quali siano le circostanze che determinano una destinazione tanto variabile, noi risponderemo che i modificatori esterni operano sull’organismo, il quale si adatta alla loro azione. Da ciò proviene la sua perfezione interna, e l’armonia che presenta l’esterno col mondo oggettivo. [p. 65 modifica]

Per far toccare con mano in qualche modo il perfetto pareggio che havvi fra le addizioni e le sottrazioni della natura, vogliamo riferire qui alcuni esempi. I serpenti hanno un posto elevatissimo fra gli esseri organizzati; hanno un capo distinto, fornito di un organo appendicolare perfetto, vale a dire di una mascella riunita sulla linea mediana; ma il loro corpo si prolunga, per così dire, indefinitamente, perchè in essi non vi è adoperata nè materia nè forza per gli organi accessorii. Appena questi appaiono nella lucertola, la quale tuttavia non ha che gambe e braccia cortissime, questo allungamento indefinito del tronco si ferma e il corpo si accorcia. Lo sviluppo dei membri posteriori della rana riduce il suo corpo a una lunghezza proporzionale piccolissima, e il corpo difforme del rospo si allarga in virtù della medesima legge.

Ora si tratta di sapere fino a qual punto si possa tener dietro a questo principio lungo tutta la serie delle classi, dei generi e delle specie, per acquistare la certezza della sua generalità, e applicarlo quindi allo studio esatto e minuzioso dei particolari.

Ma primieramente converrebbe determinare, in qual modo operino le varie forze elementari della natura sopra il tipo, e fino a qual punto esse, per così dire, si accomodino alle circostanze esterne.

L’acqua gonfia i corpi che tocca, che circonda, o nei quali si addentra; così il tronco del pesce e in particolare la sua carne sono tumefatti, perchè esso vive in questo elemento. Quindi, secondo le leggi del tipo organico, le estremità o gli organi appendicolari sono costretti a contrarsi mentre il corpo si dilata; senza parlare delle modificazioni che devono sopportare in seguito gli altri organi.

L’aria prosciuga, perchè s’impadronisce dell’acqua, e [p. 66 modifica]il tipo che si sviluppa entro a essa deve essere tanto più asciutto, quanto più l’aria ambiente è essa stessa più asciutta e più pura; perciò l’uccello sarà più o meno magro, e rimarrà alla forza plastica una sufficiente sostanza e forza per ricoprire lo scheletro di muscoli vigorosi, e dare un ampio sviluppo agli organi appendicolari; ciò che nel pesce si adopera per la carne, qui si adopera pel piumaggio. In tal modo l’aquila vien formata dall’aria per l’aria, dalle montagne per le montagne. Il cigno, l’anatra, che sono una sorta di animali anfibi, lasciano vedere già dalla forma la loro affinità per l’acqua. È un argomento degno di meditazione il considerare quanto la cicogna, l’airone, lasciano riconoscere nello stesso tempo la loro doppia vocazione pei due elementi.

L’azione del clima, dell’altitudine, del caldo e del freddo, unita a quella dell’acqua e dell’aria, opera potentissimamente sulla formazione dei mammiferi. Il calore e l’umidità gonfiano i corpi, e producono nei confini medesimi del tipo i mostri secondo le apparenze più inesplicabili, mentre il caldo e l’asciutto generano i tipi i più perfetti, i più compiuti, sebbene siano dissomigliantissimi dall’uomo; tali sono i leoni e le tigri. Si può perfino dire che un clima caldo basta per comunicare qualche cosa di umano alle organizzazioni imperfette, come la cosa è dimostrata dalle scimmie e dai pappagalli.

Il tipo è comparabile con se stesso nelle sue diverse parti, si possono comparare le parti molli alle parti dure; così, per esempio, gli organi della nutrizione e della generazione sembrano richiedere un maggiore dispendio di forza che non quelli del movimento e del sentimento. Il cuore e il polmone stanno entro una cassa ossea, mentre lo stomaco, gli intestini e l’utero si movono in un invoglio di parti molli. Si vede chiaramente [p. 67 modifica]l’indicazione di una colonna sternale opposta alla colonna vertebrale; ma lo sterno, che è anteriore nell’uomo e inferiore negli animali, è debole e corto in comparazione della colonna vertebrale. Le vertebre ne sono allungate, sottili e appiattite, e mentre la colonna vertebrale porta delle coste vere o false, la colonna sternale è in rapporto soltanto con delle cartilagini. Pare adunque che questa abbia fatto un po’ il sacrificio della sua saldezza agli ordini splancnici superiori e che dispaia davanti alle viscere addominali, nello stesso modo in cui la colonna vertebrale sacrifica le coste false delle vertebre lombari allo sviluppo dei visceri vicini, di cui l’importanza è così grande.

Se noi ci facciamo ad applicare questa legge ad altri fenomeni analoghi, vediamo che essa ci dà la spiegazione di parecchi in un modo soddisfacente. L’utero è l’organo capitale nella femmina, la quale non esiste che per esso.

Questo viscere occupa un posto considerevole in mezzo agli intestini, e ha le proprietà di estensione, di contrazione e di attrazione nel più energico grado. Quindi pare che, negli animali superiori, la forza plastica abbia speso tutto per questo organo, per modo che è obbligata a procedere con parsimonia quando si tratta degli altri. In questo modo io mi spiego la bellezza meno perfetta della femmina negli animali; gli ovarii avevano assorbito tanta sostanza, che non ne rimaneva più per l’apparenza esterna. Nel seguito di questo lavoro troveremo molti di questi fatti, che qui ora indichiamo solamente in modo generale.

Infine, di prossimità in prossimità ci andiamo elevando fino all’uomo, e si tratta di sapere se esso sta sul punto più elevato della scala animale, e in quale epoca vi si è trovato posto. Speriamo che il nostro filo conduttore [p. 68 modifica] non ci abbandonerà in questo labirinto, e che ci svelerà i motivi delle deviazioni e delle perfezioni della forma umana.