Principii di filosofia zoologica e anatomia comparata/Introduzione generale all'anatomia comparata fondata sulla osteologia/VIII
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Traduzione dal tedesco di Michele Lessona (1885)
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VIII.
Prima di accingersi allo studio di questo argomento l’osservatore deve avere sotto gli occhi un quadro generale delle osservazioni che si devono fare e del metodo che si deve tenere; imperocchè, nella descrizione di cui stiamo per dare il modello non deve trovar posto nessuna cosa che sia comune a tutti gli animali; vi si deve trattare soltanto dei caratteri differenziali.
Così, per esempio, nella descrizione degli ossi del capo si è già detto quali siano quelli che si trovano raccostati e quale sia la natura delle loro connessioni. Nella descrizione particolare, non si parlerà di queste connessioni se non che nel caso in cui esse vengano a trovarsi cambiate.
Così, l’osservatore farà bene a dichiarare se questo o quell’osso del capo presenta o non presenta dei segni, e ad aggiungere questa circostanza nella descrizione generale. Noi ne esamineremo parecchi nel corso dei nostri studi.
CAPUT.
OS intermaxillare.
Pars horizontalis seu palatina.
Pars lateralis seu facialis.
Margo anterior.
N. B. Gioverà dare una occhiata generale alla configurazione di questo osso e di tutti quelli che vanno soggetti a variare di forma, prima di entrare nei particolari delle loro parti; così riescirà meglio agevole il comprendimento di questi particolari.
aguzzi.
ottusi,
piatti,
piatti e coronati.
Indicare se l’intervallo che separa le due metà simmetriche dell’intermascellare è considerevole.
Pars palatina seu horizontalis.
Pars lateralis seu perpendicularis.
Margo seu pars alveolaris.
Dentes.
proporzionalmente grandi o piccoli.
aguzzi.
ottusi.
ricurvi.
diretti in alto o in basso
semplici e aguzzi.
coronati e larghi.
con corona, di cui le ripiegature interne hanno la medesima direzione delle esterne.
di cui le ripiegature sono formate da lame molto avvolte.
di cui le lame avvolte sono molto serrate.
tricuspidate.
piatte.
semplice foro.
Canale più o meno lungo di cui l’orificio, interno è visibile alla faccia, e qualche volta doppio.
Pars horizontalis seu palatina.
Pars lateralis.
Pars posterior.
Processus hamatus.
Canalis palatinus.
Se si vogliono dare delle misure comparative, bisogna misurare ciascuno di quegli ossi la riunione dei quali forma la volta palatina e comparare la loro larghezza, la loro lunghezza e la loro altezza, relativamente alle dimensioni del complesso.
La sua forma più o meno compressa.
I suoi rapporti cogli ossi vicini non sono sempre gli stessi; qualche volta contiene dei seni. Indicare le loro comunicazioni.
Pars facialis.
Pars orbitalis.
Canalis.
Lunghezza e larghezza - Notare se ha la forma di un quadrilatero prolungato oppure un’altra configurazione. - Indicare le sue connessioni, che non sono sempre le stesse. La membrana che chiude la grande fontanella lo unisce al coronale.
I due tavolati dell’osso saranno descritti accuratamente a motivo dei seni che li separano. Il tavolato esterno, piano o convesso, forma la parte esterna e superiore della fronte. Il tavolato interno si separa dallo esterno per unirsi allo etmoide: da ciò l’esistenza dei seni frontali. Si parlerà delle apofisi e degli altri seni che comunicano coi primi.
I turbinati sono prolungamenti dei seni, e ora diritti, ora ricurvi. Hannovi turbinati che non sono cavi e non riposano sui seni.
Il processus zygomaticus è osseo o fibroso.
Far vedere in qual modo la vicinanza del globo oculare agisce sopra la forma del cervello e comprime od allarga l’etmoide.
Compresso;
sviluppato.
Notare la sua larghezza proporzionale comparata a quella della base del cranio.
Disposizione delle lamelle dell’etmoide.
— Semplici, circonvolute, od eccessivamente circonvolute.
Corpus.
I seni sono rimarchevoli comparati con quelli dell’etmoide.
Alæ
Osservare, se non sono separate come nel feto umano.
Corpus.
Alæ.
Sinuositates.
Comparazione dei due ossi e delle loro ali; insistere sul loro sviluppo relativo.
Forma della porzione scagliosa.
Processus zygomaticus più o meno lungo; - Curvatura rimarchevole di questo osso.
Sue differenti forme; sua grandezza comparata a quella del coronale.
Basis.
Dev’essere comparata con quella dei due sfenoidi e dell’osso etmoide.
Partes laterales.
Processus styloidei.
Qualche volta dritti, altre volte curvi.
Pars lambdoidea.
Collum.
La bulla sine marsupium prende qualche volta la forma di una apofesi mastoidea, ma queste parti non devono essere confuse fra loro.
La parte esterna è sovente spugnosa, qualche volta incavata da seni; si intercala fra il temporale e l’occipitale. La porzione interna contiene il nervo dell’udito, la chiocciola, ecc.; è un osso duro ed eburneo.
TRUNCUS.
Bisogna notare la loro lunghezza, la loro larghezza e la loro altezza.
Alas.
È sovratutto sviluppata in larghezza; la qual cosa indica la sua affinità colle ossa del cranio.
Axis seu epistropheus.
La forma delle sue parti laterali e delle sue apofisi spinose è molto rimarchevole.
Vertebra tertia.
Si discosta da questa forma.
Vertebra quinta.
Se ne discosta, anche maggiormente.
Vertebra sexta
Porta le apofisi trasverse di cui era appena indicato lo apparire nelle vertebre precedenti.
Vertebra septima.
È munita di una appendice laterale e presenta delle faccette articolari per ricevere la prima costa.
Loro numero.
Non ho ancora un concetto determinato di ciò che giova principalmente osservare in queste vertebre, e delle loro differenze.
Indicare la lunghezza e la direzione delle apofisi spinose.
Loro numero.
Indicare la forma e la direzione delle apofisi spinose e trasverse.
Insistere particolareggiatamente sulla modificazione normale che sopportano.
N. B. Conserveremo qui l’antica divisione secondo la quale si chiamano vertebræ dorsi quelle che portano delle coste, vertebræ lumborum, quelle che ne sono sprovvedute. Ma negli animali havvi un’altra divisione. Il dorso offre un punto mediano a partire dal quale le apofisi spinose volgono allo indietro, e le apofisi trasverse allo avanti. Questo punto ordinariamente corrisponde alla terza falsa costa.
Bisogna pertanto contare le vertebre fino a quel punto mediano, e di là fino al coccige, e notare tutte le circostanze rimarchevoli.
Osservare la loro saldatura, la quale è più o meno compiuta.
Contarle.
Loro numero,
Loro forma.
Sovente esse hanno delle apofisi laterali aliformi che vanno diminuendo fino dal punto in cui la vertebra prende la forma di una falange.
Veræ
Loro numero.
Loro lunghezza e loro forza.
Loro curvatura, la quale è maggiore o minore.
Bisogna misurare l’angolo che esse fanno alla loro curvatura superiore; infatti, il loro collo si va sempre accorciando, mentre la tuberosità diventa più grossa e si avvicina alla forma di un piccolo capo articolare.
Spuriæ
Medesime osservazioni:
Vertebræ sterni.
Loro numero.
Hanno una forma analoga a quella delle falangi.
Loro appianamento.
La forma dello sternum in generale, se è corto o allungato, se le vertebre sono tutte somiglianti, o se vanno modificandosi dallo avanti allo indietro.
Indicare se sono compatte o porose.
ADMINICULA.
Maxilla inferior.
Si acquisterà un concetto della sua struttura esaminandola nei pesci e nei rettili, si noteranno le suture armoniche ed altre che presenta negli animali. Nei mammiferi, si compone sempre di due parti, le quali il più delle volte sono saldate nel mezzo.
È un argomento degno di essere meditato questo di sapere fino a qual punto sia necessario scostarsi dalle divisioni e dalla terminologia che si adoperano per l’uomo.
Dentes.
Mancano o ci sono.
Incisivi.
Canini; sua grandezza.
Molari.
Scapula.
Conservare le divisioni stabilite per l’omoplata dell’uomo.
Forma.
Rapporto della lunghezza colla larghezza.
Clavicula.
Notare se c’è o se manca.
Suoi rapporti di grandezza.
Humerus.
Osservare in quest’osso e in tutti gli ossi lunghi se le epifisi sono saldate, e nell’omero, in particolare, se presenta una tendenza ad allungarsi.
Lunghezza.
Accorciamento e altre circostanze notevoli.
Cubitus.
L’estremità superiore è la più grossa, l’inferiore la più grande.
Notare fino a qual punto quest’osso agguagli il radius in forza e in grossezza, o se gli si appiccica e si salda con esso nel modo in cui il peroneo si unisce alla tibia.
Radius.
La sua estremità inferiore è più grossa della superiore; domina il cubito e gli serve di appoggio. Nello stesso tempo la supinazione si perde e l’animale rimane in una pronazione costante.
Carpus.
Il numero degli ossi che lo compongono e il loro modo di unione.
Distinguere, se la cosa è possibile, quali sono gli ossi che rimangono e quelli che scompaiono. Gli ossi che sono in rapporto col radio e col cubito probabilmente sono costanti, mentre quelli che si articolano col metacarpo non sono costanti.
Ossa metacarpi.'
Numero.
Lunghezza relativa.
Digiti.
Numero delle falangi; probabilmente ve ne sono tre. Cercare di tenere dietro ad esse negli animali con zoccolo e con piede forcuto.
Ungues; ungulæ.
Si riuniscono al tronco cogli ossi seguenti:
Os ilium
Os ischii,
Os pubis.
Loro forma
Loro lunghezza e loro larghezza proporzionali.
Queste parti si devono descrivere prendendo, fino a un certo punto, lo scheletro umano per punto di partenza. Bisogna vedere se le epifisi sono cartilaginose od ossificate.
Femur.
Quest’osso è ora diritto, ora incurvato, ora contorto su se stesso. - Notare se le sue epifisi sono o non sono saldate. - In alcuni animali havvi un terzo trocantere. - Del resto il femore umano potrà servire di modello alla descrizione di questo osso negli animali.
Petella (rotula).
Tibia.
Raramente ha la stessa grossezza del peroneo.
Parlare delle epifisi.
Fibula.
Il peroneo è diretto dall’infuori allo indentro; si atrofizza nel maggior numero degli animali e finisce per confondersi al tutto colla tibia.
Osservare le sue degradazioni successive, e dire, per esempio, se sta applicato esattamente contro la tibia, o se havvi tra questi due ossi una intaccatura o uno spazio arrotondato.
Tarsus.
Enumerare i suoi ossi, e notare, come pel carpo, quelli che ci sono e quelli che mancano. Si troveranno probabilmente sempre il calcaneum e l’astragalo, che sono uniti alla tibia e al peroneo.
Metatarsus.
Numero delle ossa; loro lunghezza.
Digiti.
Numero.
Notare quale dito manchi, e vedere se non sia possibile pervenire a una legge generale. Si è probabilmente il pollice quello che scompare il primo. Credo pure che l’annulare e il medio devono sovente abortire. Indicare il rapporto del numero dei diti delle estremità anteriori o superiori con quello dei diti delle estremità posteriori o inferiori.
Phalangæ.'
Verosimilmente hannovene sempre tre.
Ungues: Ungulæ.
Siccome il carattere principale e più spiccato di un osso qualsiasi, in tutta la serie animale, è il risultamento della osservazione diretta, conviene preferibilmente incominciare col descrivere ciò che si ha sotto gli occhi. Raccostando fra loro queste descrizioni, si trova dapprima il carattere comune; poi, se il lavoro comprende un grande numero di animali, riescerà agevole dedurne il carattere generale.
FINE.