Prose della volgar lingua/Libro terzo/XXIV

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Terzo libro – capitolo XXIV

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Stette di tanto contento e pago messer Ercole; laonde Giuliano seguitando cosí disse: - Sono medesimamente nel numero del piú Costoro e Coloro e Loro; la qual voce in vece di Coloro e di Quelli e d’Essi usa di por la mia lingua in tutti i casi, fuori solamente il primo. E come che Costoro paia voce che si dia al maschio, nondimeno si vede che ella s’è data eziandio alla femina. Di queste voci tutte quelle, che alla femina comunalmente si danno, sono sí semplici, che mestier non fa che se ne ragioni altramente; sí come sono Costei e Colei che a tutti i casi ugualmente si danno, né si mutano giamai. Resta che vi sia chiaro che Lei in vece di Colei, sí come Lui in vece di Colui, del qual si disse, s’è alcuna volta detto da’ nostri scrittori. È ancora Esso, voce di questa medesima qualità, la quale, come che regolarmente si muti e ne’ generi e ne’ numeri, ché Esso et Essa, Essi et Esse si dice, niente di meno è alle volte; che il primiero ad ogni genere e ad ogni numero serve, quando con altra voce di queste o ancor d’altre voci si pone, e ponsi innanzi; perciò che e Con esso lui e Con esso lei e Con esso loro e Sovr’esso noi e Con esso le mani e Lungh’esso la camera; medesimamente si dice, toscanamente parlando; come che Essa lei eziandio si legga alcuna volta nelle buone scritture. Dicesi ancor Desso e Dessa, per voce piú ispressa, e nelle prose e nel verso. È appresso quest’altra voce Stesso, che dopo alcuna di quelle che in vece di nomi si pongono, come che sia, si pon sempre e altramente non si regge. E quantunque usino i Toscani di dire Egli stessi, piú tosto che Egli stesso, non perciò si dirà ancora cosí Esso stessi, ma Esso stesso; forse per la diversità de’ fini, che è in quelle voci e non è in queste. È Altri nel primo caso del numero del meno e di quello del piú, e ha Altrui negli altri dell’un numero e dell’altro; e diconsi amendue in voce di maschio sempre, come che in sentimento possono darsi, sotto voce di maschio, eziandio alla femina. È Alcuno, che alcuna volta s’è detto Veruno, et è Niuno e Nullo, che vagliono spesse volte quanto quelle, non solo nelle prose, che l’hanno per loro domestiche e famigliari molto, ma alle volte ancora nel verso, nel quale piú volentieri Nessuno che Niuno, sí come voce piú piena, v’ha luogo. Vedesi ciò in questo verso medesimo, di cui vi dissi:

I dí miei piú leggier, che nessun cervo,
fuggîr com’ombra.

Et è Qualche quello stesso, e questa in ogni genere e in ogni numero ugualmente ha luogo.