Prose della volgar lingua/Libro terzo/XXIII

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Terzo libro – capitolo XXIII

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Ora, piú oltre passando, dico che sono in vece di nomi ancor Quelli, che si disse medesimamente Quei nel verso, e Questi, assai toscanamente cosí detti nel numero del meno, e solamente nel primo caso; come che Quei eziandio in quello del piú si dica e in ciascun caso assai sovente da’ poeti, e alcuna volta ancor Questi, ma tuttavia di rado, che poi si disse piú spesso nelle prose. Piú di rado si truova detto Quelli nel numero del piú di esse prose. È Colui, che in ogni caso del numero del meno si dice, e Costui altresí; e servono, in luogo degli altri casi, a Quegli e a Questi che sono pur del primo, come io dissi. Et è Cotesti, tuttavia non molto usato, che si disse alcuna rara volta Cotestui quantunque Cotesti si dica ancora nel numero del piú; e sono tutte voci del maschio, che altramente non forniscono; sí come Quello e Questo e Cotesto sono voci del neutro, che anco non forniscono altramente. E dassi questa voce ultima, Cotesti e Cotesto, solamente a coloro e alle cose, che sono dal lato di colui che ascolta. Ma Quello si dice alle volte Ciò: Fammi ciò che tu vuoi, e Questo altresí: Oltre acciò Sopra ciò; la qual voce non pure neutralmente, ma ancora maschilemente e feminilemente, e cosí nel numero del piú come in quello del meno, s’è molto spesso detta dagli antichi, che dicevano: Ciò fu il fortissimo Ettore, che disse Guido Giudice, e Ciò erano vaghissime giovani, che disse il Boccaccio e

Ciò furon li vostr’occhi pien d’amore

che Guido Guinicelli disse. Ma tornando alle voci Colui Costui, è alcuna volta che elle si danno alle insensibili cose, e Lui altresí; sí come si diè in Pietro Crescenzo, il quale, ragionando di lino, disse: Nella costui seminazione la terra assai dimagrarsi e offendersi si crede; e in Dante, che di rena parlando, disse:

Non d’altra foggia fatta, che colei,
che fu da’ piè di Caton già sopressa;

e nel Boccaccio, che disse: Lei d’una testa morta novellando. Perché meno è da maravigliarsi, se Questi e Quegli medesimamente si dà loro. Et è oltre acciò alcuna volta, che in luogo di Questo si dice Esto da’ poeti; e ultimamente nella voce di femina, Sta in vece di Questa, non solo da’ poeti, ma ancora da’ prosatori, giunto tuttavia e posto con queste tre voci e non con altre: Stanotte, Stamane, Stasera. Perciò che quando si dice, Ista notte, Ista mane, Ista sera, ciò si fa per aggiunta della I, che a queste cotali voci suole dare, sí come l’altr’ieri messer Federigo ci disse. Come che eziandio Stamattina dicesse il Boccaccio: Di questo di stamattina sarò io tenuto a voi -. Quivi messer Ercole, che attentamente ciò ascoltava, volendo il Magnifico seguir piú oltre, disse: - Deh a voi non gravi, Giuliano, che io un poco v’addomandi, come ciò sia, che voi detto avete che Quello, Questo, Cotesto, voci del neutro sono. Quando e’ si dice: Quel cane, Quell’uomo, e Questo fanciullo, e Cotesto uccello e somiglianti, non sono elleno voci del maschio eziandio queste tutte che io dico? - Sono, - rispose il Magnifico - ma sono congiunte con altre voci, e da sé non istanno. E io di quelle che da sé stanno vi ragionava, delle quali propriamente dire si può che in vece di nomi si pongono; il che non si può cosí propriamente dire di quelle che l’hanno accanto. Sí come sta da sé solo Questi nel Petrarca:

Questi m’ha fatto men amare Dio,

nel qual luogo non si potrebbe dir Questo; e chi ciò dicesse, intenderebbesi Questa cosa, e non Amore, il che egli vuole che vi s’intenda; sí come in quella medesima canzone s’intende Questo in luogo di Questa cosa, quando e’ disse:

Ancor, e questo è quel che tutto avanza,
da volar sopra ’l ciel gli avea dat’ali,

dove non si potrebbe dir Questi, ché non ne uscirebbe il sentimento del poeta, ma altro assai da esso lontano -.