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Puerili (Leopardi)/Erminia

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Erminia

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Il primo delitto o la vergine guasta Disegni di componimenti poetici
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V

ERMINIA

Vafrino
Fa notte e ’l campo è lungi e non conviene
errar per questi boschi estrania donna
al buio, or che d’armati e di sospetti
pieno è ’l paese e più questi dintorni.
Erminia
5Gli è ’l monte e la città ch’adombra il sole.
Ma ben di qui vegg’io rosse le cime
de le mura e de’ tetti e de le torri.
Vafrino
Or guata e ve’ com’oriente è bruno
e bruni tutti i colli opposti al sole:
10quei son gli ultimi rai; mentre si corca,
batte lassù ne l’alto. Ei starà poco
ad annottar. Ch’io giunga al campo è forza
quanto più tosto io possa. Or tu più lungi
non andar, ché qui presso un abituro
15d’agricoltor veggio a sinistra, e forse
non troveresti un altro in queste bande.
Qui riparar potrai per questa notte,
tanto ch’io giunga al campo, ed a Goffredo,
agli altri capitani esponga quello
20che d’esplorare ingiunto hammi Tancredi.
Ritornerò su l’alba, e, com’hai voglia,
a lui ricondurrotti.

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Erminia
                                      Oimè! credea
vederlo questa sera e tu mel nieghi.
Oimè! lascia ch’io venga: ei non c’è rischio
veruno; o se pur c’è, non sarà grande.
Passato ho tante notti, ecc.

Vanno; trovano il vecchio colla moglie e uno de’ figli. Vafrino li saluta, espone il caso, acconsente il vecchio cortesemente; dice Vafrino partendo e ringraziandoli: Ambo ecc. e non daravvi impaccio.

Poco le basta e partirà dimani
com’io venga a ritôrla in su l’aurora.

Parte. Accoglienze.

Erminia
Quest’è la tua famiglia?
Vecchio
                                        È questa
com’al ciel piace, e questa è la mia donna,
quest’è l’un de’ figliuoi, ecc.

Poi la trattiene, mostrandogli i campi danneggiati dalla guerra vicina, additandogli questa pianta guasta, tagliata, ecc., lamentandosi, ma senza amarezza, placidamente, raccontandogli: — L’altro giorno vennero e corsero giù per questo, ecc., dietro a una pecora, ecc. — Ingiunge alla moglie di portarla dentro a veder la casa col figlio, dicendole: — Adagiatevi, — offrendole da sedere che sarà stanca, ecc., anche prima, cioè tosto arrivata, perché vede venire il gregge coll’altro figlio o figlia, e, quando l’avrà fatta ricoverare, sarà con loro. Arriva, lo palpa, ecc. — Che ha quest’agnella? ecc. — Lo ricovera. [p. 209 modifica]

Soldati a cavallo. Domandano da bere, frutti, ecc. Gliene dà. — Beati voi, la vostra vita è uno zucchero. La nostra è penosissima. Che fatica è la vostra? Noi sì. Ecco, oggi s’è presa Gerusalemme, e, mentre gli altri stan dentro e fanno chi sa quanto bottino, a noi tocca andare ad esplorare. Ci dispiace ch’è vicino il comandante della nostra squadra in una via poco lontana, dove l’abbiamo da raggiungere, che ci castigherebbe se vi portassimo via di più, quantunque sarebbe tanto ragionevole. Partono. Erminia e gli altri. Qualche trattenimento scambievole.

Erminia. — Fate il vostro ordinario, non voglio servirvi d’impedimento a nulla. — Quindi il canto de’ due fanciulli.

Kempis. Luna viaggiatrice. Beltà in mezzo alla natura, alla campagna. Lepri che saltano fuor dei loro covili nelle selve ecc. e ballano al lume della luna, onde ingannano il cacciatore co’ loro vestigi, e i cani. — Mosco. — Canto degli agricoltori per le ville.

Vecchio. — Cantaci quell’aria forestiera che ora è qui di moda, ovvero che ci fu cantata da colui che passò, ecc. già che sovente

suol più gradire altrui quel ch’è più nuovo.
Già tu per certo, Antiochia, loco
non averai tra le città felici.

La figlia del re che ne sarà fatto? Per quella mi dolgo:

     Oimè quant’era bella! ahi tristi noi!
Erminia piange.
Vecchio
Che avete?
Erminia
Ahi! ahi! ecc.
Molte misere donne in Asia fûro,
ma quanto me nessuna....
O figliuoli miei cari, io voglio a voi
narrar, ecc.

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Io sono, ecc. Racconto intero e confidenziale. Pianto comune tra loro per le disgrazie dell’Asia e della guerra. Raccontando, nomina Tancredi, ma non dice che sia italiano. Nel discorso seguente capita, com’è naturale, di dire il vecchio ch’è presa Gerusalemme quel giorno; saputolo, ecc. e dal romore e le grida, ecc.

Erminia. — Sapete niente di quel cavaliere o capitano italiano che, ecc. ecc. combattè con Argante e promise di tornare al sesto giorno? ecc.

Vecchio. — Io so che, qualche tempo fa, Argante uccise un gran cavaliere (duce, condottiere) cristiano, di che ne fu gran pianto, ecc.

Erminia. — E come si chiamava? Tancredi?

Vecchio
Tancredi? io non so ben. Tancredi? parmi
ch’egli sia desso.


Erminia li manda a casa come può. Vuol restare a goder la notte e la campagna di fuori, ecc., ricusando le offerte, ecc. Suoi lamenti secondo la cartina1. O nubi, o piante, ecc. ah! voi non sapete quanto io sia miserabile, ecc.

Vecchio s’affaccia al balcone, sentendo piangere e sospirare. Dubita che sia Erminia. — O quanto mi dorrebbe! — perché l’ama di cuore per le sue sventure, bontà ecc. Scende. Colloquio. Armi di lontano splendenti. Soldati vengono, ecc. Par che portino un morto.

Vecchio consiglia, ed Erminia accetta, d’entrare in casa per non esporsi. Vengono. Erminia si ferma fra la curiosità e la paura sulla porta. Raccontano come l’han trovato, che bisogna averne cura, veder se vive, ecc. e soti venuti a lui, perch’era più vicino al luogo dove ha combattuto e ucciso Argante che la città. N’abbia cura, perch’è Tancredi.

Erminia sbalza. Suoi pianti, ecc. Opposizioni degli altri, ecc. Il vecchio gl’informa.

Tancredi si scuote. — Dove sono? ecc. Che è questo sangue? e chi è questa donna?, ecc. ecc. ecc. Risposte d’Erminia che si [p. 211 modifica]manifesta. Si scopre l’inganno tra Tancredi e Dudone del vecchio. Erminia informa Tancredi della missione di Vafrino e delle nuove che porta e com’ella sia venuta, ecc. con lui, ecc. Imbrunendo la notte (giacché tutto si può esser passato tra il tramontare e i crepuscoli), si scoprono tutto intorno ai colli opposti a Gerusalemme i fuochi dell’armata egiziana. Domani si combatterà.

Tancredi: — Qui dunque non siamo sicuri. Saremmo s’io non mi trovassi in questo stato. — Così s’inviano a Gerusalemme.

  • . . . . Parmi che sia quel desso:

povera Antiochia, già te per certo
non conteran fra le città beate.

Si avverta che la domanda di Erminia al vecchio intorno a Tancredi segua la nuova ch’egli le dà della presa di Gerusalemme, per togliere l’inverosimiglianza che essa non sappia di Tancredi quelle cose che poteva saper Vafrino, il quale gliele avrebbe certo dette; e perciò si badi ch’ella non si mostri ignorante di quello che deve aver saputo da Vafrino.

Vicino è’1 monte e la città ch’è sopra
e n’adombrano il sol ch’hanno a le spalle
de le torri, dei tetti e delle mura.

Note

  1. Questa cartina non esiste fra i manoscritti. [Ed.].