Quando nel grembo al mar terge la fronte

Da Wikisource.
Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Provarsi a celebrar lingua mortale Nel dì che più dolente apparir fuore
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera
[p. 79 modifica]

III

PER LA MEDESIMA1.

Quando nel grembo al mar terge la fronte,
     Dal fosco della notte apparir suole
     Dietro a bell’Alba il Sole,
     D’ammirabili raggi amabil fonte,
     5E gir su ruote di ceruleo smalto
     Fulgido, splendentissimo per l’alto.
Gli sparsi per lo ciel lampi focosi
     Ammira il mondo, che poggiar lo scorge:
     E se giammai risorge
     10L’alma Fenice dagli odor famosi,
     E per l’aure d’Arabia il corso piglia,
     Sua beltate a mirar qual meraviglia!
Stellata di bell’ôr l’albor dell’ali,
     Il rinovato sen d’ostro colora,
     15E della folta indora
     Coda le piume a bella neve eguali;
     E la fronte di rose aurea risplende,
     E tale al ciel dall’arsa tomba ascende.
Santa, che d’ogni onor porti corona,
     20Vergine, il veggio, i paragon son vili:
     Ma delle voci umili
     Al suon discorde, al roco dir perdona,
     Che ’I colmo de’ tuoi pregi alti infiniti
     Muto mi fa, benchè a parlar m’inviti.
25E chi potria giammai, quando beata
     Maria saliva al grand’Impero elerno,
     Dir del campo superno
     Per suo trionfo la milizia armata?
     Le tante insegne glorïose, e i tanti
     30D’inclite trombe insuperabil canti?
Quanti son cerchj nell’Olimpo ardenti
     Per estrema letizia alto sonaro,
     E tutti allor più chiaro
     Vibraro suo fulgor gli astri lucenti;
     35E per l’Eteree piagge oltre il costume
     Rise seren d’inestimabil lume.
Ed Ella ornando ovunque impresse il piede
     I fiammeggianti calli, iva sublime
     Oltra l’eccelse cime
     40Del cielo eccelso all’insalibil sede,
     Ove il sommo Signor seco l’accolse,
     E la voce immortal così disciolse:
Prendi scettro e corona: e l’universo
     Qual di reïna a’ cenni tuoi si pieghi;
     45Nè sparga indarno i prieghi
     Mai tuo fedel a te pregar converso:
     E la tua destra a’ peccator gli immensi
     Nostri tesori a tuo voler dispensi.
Così fermava: e qual trascorsa etate
     50Non vide poi su tribolata gente
     Dalla sua man clemente
     Ismisurata traboccar pietate?
     E benchè posto di miserie in fondo
     Non sollevarsi e ricrearsi il mondo?

Note

  1. Leggansi le lodi che fa di questa Canzone il Muratori Della Perfetta Poesia, tom. IV, a carte 246. Milano, 1821, ediz. de’ Classici Italiani.