Racconti fantastici (Nodier)/Il sogno d'oro/Capitolo IV - Il dottore Abhac

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Il sogno d'oro - Capitolo IV - Il dottore Abhac

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Charles Nodier - Racconti Fantastici (1890)
Traduzione di anonimo (1890)
Il sogno d'oro - Capitolo IV - Il dottore Abhac
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CAPITOLO IV.

Il dottore Abhac.


L’indomani sopraggiunse nello stesso luogo il dottore Abhac uomo molto profondo in tutte le leggi, e che aveva perduto la strada, meditando su un testo imbrogliato, di cui i giuristi davano già centotrentadue diverse interpretazioni. Era sul punto di cogliere la centotrentatreesima, quando la vista del tesoro trasportando il suo pensiero nel campo scabroso dell’invenzione della proprietà e del fisco gliela fece dimenticare affatto; e si annientò talmente nella sua memoria ch’egli non ve l’avrebbe rinvenuta in cent’anni. È pur una gran perdita. Pare disse il dottore Abhac che lo scopritore del tesoro sia il ramarro, il quale garantisco che non userà del diritto di scoperta per reclamare la sua parte legale nella divisione. Il detto ramarro è dunque escluso.

Quanto al fisco e alla proprietà io ritengo che il luogo è sterile, comune proprio a ciascuno e a tutti, di modo che lo Stato e i privati non vi han nulla a fare, e ciò va benone nell’attuale bisogno, poichè segna questo confluente d’acque erranti, se non m’inganno, un confine contestato fra due popoli bellicosi; e possono nascere delle guerre lunghe e sanguinose dal possibile conflitto delle due giurisdizioni. Io farei dunque un atto innocente, legittimo, e anche provvido, portandomi via il tesoro se potessi farlo in un viaggio. — Quanto a questi due avventurieri, di cui uno sembrami essere un tanghero di boscaiolo, e l’altro un cattivo fachiro, gente senza nome [p. 51 modifica]senza fede e senza valore è probabile che non si siano qui coricati che per procedere domani ad una divisione amichevole, poichè non conoscono nè i testi, nè i commentari delle leggi e si sono stimati di egual valore. Ma non se la caveranno senza processo, se no vi perderei la mia riputazione. Solamente, siccome il sonno ini vince a cagione della grande tensione della mente che quest’affare m’ha procurato, prendo atto di possesso, mettendo qualcuna di queste monete nel mio turbante, perchè apparisca ostensibilmente e perentoriamente al tribunale, se la causa è iniziata, l’anteriorità del mio diritto, essendo presunto quale legittimo padrone e proprietario colui che possiede la cosa per appetenza di avere, per tradizione d’averla avuta, e per prima occupazione; così è scritto.

E il dottore Abhac fornì il turbante di tante prove di convinzioni che il poveruomo passò buona parte del giorno a strascinarlo fino al luogo ove l’ombra dei rami protettori moriva agli obliqui raggi del sole.

Vi ritornò parecchie volte, ancora caricando sempre il suo turbante di nuove prove, tanto che finalmente si decise a colmarne il turbante, salvo a dormire colla testa nuda al sereno.

Io non sono imbarazzato nello svegliarmi, disse egli appoggiando il suo occipite appena raso sul turbante gonfio che gli serviva di guanciale. Queste persone si disputeranno, appena spunta il giorno, e saranno felicissimi d’aver un dottore con le leggi fra le mani per accomodarli, locchè mi assicura la parte e la mercede. Dopo questo il dottore Abhac s’addormentò magistralmente, sognando oro procedura e oro.

Questa è la storia di Abhac.