Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto LX
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SONETTO LX
L’innocenzia da noi per nostro errore
Veggio punire, e ’l ricco Signor degno
Pien d’infamia morir nudo sul legno
Per tornar noi nel già perduto onore.
Veggio offender con odio il vero amore
E ferir l’umiltà con fiero sdegno;
Usar di crudeltade ogni aspro segno
Contra Colui che sol per pietà more.
Alor l’alta bontà di Dio si stese
In parte al mondo, ond’ogni fedel petto
Si fe’ più forte a le più acerbe offese;
Paulo, Dionisio ed ogni alto intelletto
Si die’ prigion al vero alor ch’intese
La mirabil cagion di tanto effetto.
SONETTO LXI
<poem>
Fido pensier, se intrar non pòi sovente
Entro ’l cor di Gesù, basciaLi fore
Il sacro lembo, o pur senti il Su’ odore;
VolaLi intorno ognor vivo ed ardente.
S’altro non miri avrai sempre presente
Il Suo bel lume, ché ’l tuo proprio errore
Sol t’allontana, e perde ogni valore
L’alma se non Lo scorge, ascolta e sente.
Non ti smarrir, raddoppia il vago volo,
Ché quando Ei dà il desio non molto tarda
A dar virtù per giunger forza a l’opra;
Vuol la nostra salute, e bada e guarda
L’animoso guerrier come s’adopra
S’ei si vede al periglio inerme e solo.