Rime (Cavalcanti)/Le Rime di Guido Cavalcanti/Le rime posteriori al 1290/La forte e nova mia disaventura

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La forte e nova mia disaventura

../Guata, Manetto, quella scrignotuzza ../Perch'io non spero di tornar già mai IncludiIntestazione 8 maggio 2019 100% Da definire

Guido Cavalcanti - Rime (XIII secolo)
La forte e nova mia disaventura
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Ballata.


La forte e nova mia disaventura
     m' à desfatto nel core
     3onni dolce penser, ch' i' avea d' amore,

Desfatto m' à già tanto de la vita,
     chè la gentil piacevol donna mia
     de l' anima destrutta s' è partita
     sì, ch'i' non veggio là dov' ella sia.
     Non è rimasa in me tanta balia
     ch' io de lo su' valore
     10possa comprender ne la mente fiore.

Ven che m'uccide un sottile pensero
     che par che dica ch' i' mai no la veggia:
     questo tormento disperato e fero,
     che strugge e dole, incende ed amareggia.
     Trovar non posso a cui pietate cheggia
     mercè di quel signore,
     17che gira la fortuna del dolore.



Primari Ca, Mart : preferibile il secondo pur essendo minime le differenze. La lezione infatti di Mart al v. 22 è più chiara che quella di Ca, adottata dall' Ercole con uno stiracchiamento del senso: così il significato e più limpido pur durando lo stacco metrico. [p. 183 modifica]

Pieno d' angoscia in loco di paura
     lo spirito del cor dolente giace
     per la fortuna, che di me non cura,
     ch' à volta morte dove assai mi spiace:
     e la speranza, ch' è stata fallace,
     nel tempo che si more
     24m' à fatto perder dilettevole ore.

Parole mie disfatte e paurose,
     là, dove piace a voi di gire, andate;
     ma sempre sospirando e vergognose
     lo nome de la mia donna chiamate.
     Io pur rimango in tant' aversitate,
     che qual mira di fore
     31vede la morte sotto 'l meo colore.