Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XII
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SONETTO XII
Padre eterno del ciel, se (tua mercede)
Vivo ramo son’ io nell’ ampia e vera
Vite, ch’ abbraccia il mondo, e seco intera
Vuol la nostra virtù solo per fede;
L’ occhio divino tuo languir mi vede
Per l’ ombra intorno alle mie frondi nera;
S’ alla soave eterna Primavera
Il quasi secco umor verde non riede:
Purgami sì, che rimanendo io teco
Mi cibi ognor della rugiada santa,
E rinfreschi col pianto la radice.
Verità sei, dicesti d’ esser meco:
Vien dunque omai, sicch’ io frutto felice
Faccia in te degno di sì cara pianta.
SONETTO XIII
Duo lumi porge all’ uomo il vero Sole;
L’ un per condurre a fin caduco e frale
Un pensier breve, un’ opra egra e mortale;
Col qual pensa, discerne, intende, e vuole:
L’ altro, per cui sol Dio s’ onora e cole,
Ne scorge al ciel per disusate scale;
Ed indi poggian poi più su quell’ ale,
Ch’ egli (sua gran mercè) conceder suole.
Col primo natural la voglia indegna
Vince quel cor gentil, che sproni e freno
Dona all’ alta ragion d’ ogni desio:
Con l’ altro il mondo, e se medesmo sdegna
Colui, che chiude all’ ombra, ed apre il seno
Al raggio puro, che ’l trasforma in Dio.