Rime nuove/Libro V/Note
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LXVIII, p. 667. verso ultimo. Chi non ricorda nell’atto III delle Femmes Savantes di G. B. Molière l’elegante Trissottin e il suo amico-inimico Vadius, due ritratti immortali dei letterati di consorteria e di cricca, e i loro amebei panegirici? Nei quali par di ascoltare e rileggere le lezioni, le recensioni, gli articoli, le citazioni o dedicatorie dei nostri professori, filosofi, storici, romanzieri, critici, rimatori e appendicisti officiali, grandi uomini tutti, come tutti sanno.
LXX, p. 671. Questo principio è imitato dal principio del xxxvii dei Petits poëmes en prose, intitolato Les bienfaits de la Lune di Carlo Baudelaire che incomincia cosí: “La lune, qui est le caprice même, regarda par la fenêtre pendant que tu dormais dans ton berceau, et se dit: — Cette enfant me plait„. Solo il principio: il resto va a conto mio.
LXXII, p. 676. A illustrare, come si dice e forse qui è proprio, questi versi, ecco il tratto d’un libro di Leopoldo Barboni, intit. Giosué Carducci e la Maremma (Livorno, Giusti, 1885), del qual libro vorrei dir bene se l’autore non dicesse troppo bene di me: a ogni modo gli sono grato pe ’l fedele amore onde ritrae i paesaggi maremmani. “Segregato, rimpiattato due miglia in dentro alla nostra destra, tra i rami sfrondati dei gàttici e dei pioppi, si cominciava a veder Bólgheri.... Un quarto d’ora fermavamo all’oratorio di San Guido. Il qual oratorio e il magnifico vialone omonimo che dalla via regia si slancia fino a Bólghieri per tre chilometri in circa in un rettilineo perfetto determinato da due ale di cipressi, si presenta benissimo al viaggiatore che corre su la strada ferrata Pisa-Roma„. Narrando poi di una visita al signore del luogo Walfredo conte della Gherardesca, scrive riferendone le parole: “Ella vede: di que’ cipressi ve ne ha che hanno sofferto, e ci sarebbe bisogno atterrarli tutti e fare una piantata novella. Ma il Carducci gli ama, e però io gli rispetto. Toglierò, via via, i malandati, rimpiazzandoli con piante giovini; e cosí il vialone serberà la sua vera fisionomia oramai celebrata.„ Grazie, signor conte; non per la celebrità, ma per l’amore.
LXXIV, p. 685. Pizzaccherino in Romagna e pizzaccheretto in Bologna chiamano il Beccaccino reale. “Conosciamo un altro uccello simile al suddetto [cioè alla beccaccia, di cui prima l’autore ha parlato], ma la metà piú piccolo: a Roma lo chiamano pizzarda, noi pizzaccheretto„: cosí un vecchio scrittore bolognese, Vincenzo Tanara, nel trattato “La caccia degli uccelli„ pubbl. in Bologna, presso Romagnoli Dall’Acqua, 1886, dal mio buon amico dott. Alberto Bacchi della Lega, ch’è un’autorità cosí in cinegetica come in bibliografia.
p. 686. Romanelle dicono in Romagna i canti popolari su l’ispirazione e la intonazione dei rispetti toscani, ma composti di soli quattro endecasillabi.