Rime varie (Alfieri, 1912)/LXXII. Nemmeno i cavalli gli dànno diletto, privo della sua donna

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LXXII. Nemmeno i cavalli gli dànno diletto, privo della sua donna

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LXXII. Nemmeno i cavalli gli dànno diletto, privo della sua donna
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LXXII [ci].1

Nemmeno i cavalli gli dànno diletto,

privo della sua donna.

Di destrier giovincelli un bel drappello,2
Forti non men che nobili d’aspetto,
Ch’io stesso in Albïon tra molti ho eletto,
4Meco or ne viene, ed io di lor mi abbello.3
Là nel paese dilettoso e bello,4
Cui suo lungo servir fa nullo5 e abbietto,
Spero oltre l’Alpi addurli, ove diletto
8E salute trarrò dal lor piè snello.
Oh come lieto il mio cammin saria,
Se al fianco avessi la persona viva,
11Come ho l’immagin della donna mia!
Ma, senz’essa, piacer mai non mi arriva
Al cor ben dentro; o parmi, ovunque io sia,
14Morte ogni cosa, che di lei sia priva.6


Note

  1. Uno dei passi piú caratteristici e dilettevoli dell’Autobiografia (IV, 12°) dell’A. è quello ov’egli narra e descrive le pene sofferte e le fatiche sostenute per far passare prima lo stretto di Calais, poi le Alpi a quattordici cavalli, tutti giovani, vivaci e briosi, comprati in Inghilterra. Ai quali appunto si riferisce questo sonetto, composto, fra Montreuil e Bernay, il 14 aprile 1784.
  2. 1. Nel capitolo al Gori-Gandellini l’A. dirà uno per uno il nome di questi cavalli.
  3. 4. Mi abbello, mi glorio, mi vanto.
  4. 5. L’Italia.
  5. 6. Nullo, di nessun’importanza, che nessuno considera, una semplice espressione geografica, una terra di morti, come si dirà poi.
  6. 14. Che di lei sia priva, può sembrare un pleonasmo dopo il senz’essa del verso dodicesimo; ma può servire anche a rinforzare il pensiero.