Rime varie (Alfieri, 1912)/XXVIII. Disperazione, e speranza

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XXVIII. Disperazione, e speranza

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XXVIII. Disperazione, e speranza
XXVII. Ad una danzatrice XXIX. Vorrebbe l'aspetto della Natura conforme al suo stato doloroso

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XXVIII [xlvi].1

Disperazione, e speranza.

Lasso! che mai son io? che a lento fuoco
Già mi consumo, e appena appena io vivo
Tosto che m’ha della mia donna privo
4La sorte, ancor che sia (spero) per poco?

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Debile canna ondeggio ai venti giuoco;2
Or temo, or bramo, or vado, or penso, or scrivo;
Ma il fin di tutto è ognor di pianto un rivo,
8Voler, poi disvoler, né aver mai loco.
Or dico; Ardir, mio core; altrui se’ caro:
Acquetati. — Che giova? (ei mi risponde)
11Viver senz’essa è piú che morte amaro.
Medica man pietosa, alle profonde
Mie piaghe è tardo, è vano ogni riparo,
14Se a me il destin per breve ancor ti asconde.


Note

  1. «Partita essa dunque per Roma verso il finir di decembre, io me ne rimasi come orbo derelitto in Firenze; ed allora fui veramente convinto nell’intimo della mente e del cuore ch’io senza lei non rimanea neppur mezzo, trovandomi assolutamente quasi incapace d’ogni applicazione e d’ogni bell’opera, né mi curando piú punto né della tanto ardentemente bramata gloria, né di me stesso. In codesto affare io avea dunque sí caldamente lavorato per l’util suo, e pel danno mio; poiché niuna infelicità mi potea toccare maggiore, che quella di non punto vederla. Io non potea decentemente seguitarla sí tosto in Roma. Per altra parte non mi era possibile piú di campare in Firenze. Vi stetti tuttavia tutto il gennaio dell’81, e mi parvero quelle settimane, degli anni, né potei mai proseguire nessun lavoro; né lettura, né altro. Presi dunque il compenso di andarmene a Napoli...» (Aut., IV, 8). A questo periodo si riferisce il surriferito sonetto che ha nel ms., oltre la data: «9 gennaio 1781» l’indicazione: «Prima lontananza dal dí 26 decembre 1780 fino al 10 o 11 febbraio 1781».
  2. 5. Anche altrove, ma per altra ragione, l’A. paragona se stesso ad una debole canna.