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Risposta di donn'Ippolito Chizzuola alle bestemmie et maldicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio contra l'Indittione del Concilio/Dedica

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Risposta di donn'Ippolito Chizzuola alle bestemmie et maldicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio contra l'Indittione del Concilio Premessa

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ALL'ILLUSTRISSIMO

ET REVERENDISSIMO

SIGNORE, IL SIGNOR CARLO

BORROMEO, CARDINAL DI

SANTA CHIESA.

D. IPPOLITO CHIZZUOLA.


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UESTI mesi adietro mi vennero alle mani certi scritti di Paolo Vergerio contra l'autorità del Papa, et contra l'Indittione del presente Concilio, dove ancora è unitamente offesa la Maestà di Cristo, per le perverse opinioni, che in quegli scritti si contengono. Et parendomi offitio di qualunche buono, et Catolico Cristiano, et massimamente di religioso, essercitar ogni sua forza, et ingegno contra l'arrogantia d'una tal peste; accioche non possa infettar quell'anime, che si conservano nella bontà et purità loro, et nel candor della fede; ho preso animo di rifondere alle falsità di costui, non perche io creda, di ritirarlo dalla sua ostinatione, perche dove in tanti anni, et nell'ultima età sua, non ha operato la gratia divina con tante sacre, et sante scritture antiche, nè meno la privatione della pratica da'fedeli Cristiani, ne la [p. ii modifica]
paura del fuoco, meno spero, che debbano operar i miei scritti, ma per giovare al gregge di Cristo quanto piu posso, affaticandomi nel servitio di sua santa Chiesa, secondo la professione, et il debito mio. Et con questo proposito gli ho voluti al fine fare stampare; appoggiandoli alla molta virtù et autorità di V. Illustrissima & Reverendiss. Signoria; si perche questa è sua propria difensione, come Cardinale, & come nepote, et principal ministro del Papa; trattandosi di quel che si tratta; si perche havendo io giudicato, che'l soccorrer presto a simil veleni, sia buona parte del profitto, non ho posto molto tempo in dar fine a quella mia impresa; nella quale, perche la fretta si potrebbe haver tirato qualche imperfettione, & da giuditij, migliori del mio, esser conosciuta, mi sono fermamente confidato, che nel difender ella le cose sue, potrà, et vorrà escusar quelle d'un suo devotissimo et umilissimo servo, come son io; essendo offitio di gran Signore, ad imitation di Dio, riguardar principalmente la intention di chi opera. Il che succedendo, lo riceverò in premio di queste mie fatiche, dedicate al nome di V. Illustrissima et Reverendiss. Signoria, la qual la supplico,che non si maravigli, se mi vaglio di troppo grande scudo contra si vile, et abietto verme, qual'è il Vergerio; et mi conceda questa consolatione per farlo più confondere, et per farlo ( già che vuol esser can rabbioso) più arrabbiare, che le sue ferite profonde, et mortali gli [p. iii modifica]
vengano dall'aiuto di quella mano, ch'egli con la sciocca temerità, et inetta audacia del suo parlare, si crede haver atterrata; et co i suoi se ne vanta et invaghisce. La qual vendetta sarà a V.S. Illustrissima et Reverendissima, perdonata da Cristo, et commendata universalmente da tutti i buoni.

IN VENETIA. Il di x. di Luglio 1562.