<dc:title> Saggio di rime devote e morali </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Marianne Santini</dc:creator><dc:date>1788</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Saggio di rime.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Saggio_di_rime_devote_e_morali/Signor,_qual_ferrea_scorza,_o_marmo_ha_tolto&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712223408</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Saggio_di_rime_devote_e_morali/Signor,_qual_ferrea_scorza,_o_marmo_ha_tolto&oldid=-20130712223408
Saggio di rime devote e morali - Signor, qual ferrea scorza, o marmo ha tolto Marianne SantiniSaggio di rime.djvu
SIgnor, qual ferrea scorza, o marmo ha tolto
Far a me, vil tua schiva, il cor nel petto,
Che al ben resista, e il mal pigli da stolto, 4E in quel sol creda ritrovar diletto?
Disingannato, il so, fia tra non molto,
Allorchè Morte dal vital ricetto,
Questo che la ritien stame disciolto, 8L’alma ne tragga al tuo Divin cospetto.
Ah! mio Signor, sì inopportuno, e tardo
Ravvedimento so che inutil fia, 11E produttor quinci d’eterno pianto.
Ah! del tuo Figlio al Sangue abbi riguardo,
Che prezzo egli è pur di quest’alma mia: 14Quello di mia salvezza ottenga il vanto.