Saper vivere/Per voi, care fanciulle/V. La vecchia zitella

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V. La vecchia zitella

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Per voi, care fanciulle - IV. A diciotto anni
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V. La vecchia zitella

E anche questo stato, che fa orrore a tante donne, può avere le sue dolcezze. Tutto sta ad elevarsi sovra [p. 156 modifica]il rammarico di non aver trovato marito, ed avere molto spirito e molto cuore, per poter godere tutti i vantaggi che da lo stato di vecchia zitella. E così dai quarant’anni in poi — giacché calcoliamo da questo limite, lo stato di vecchia zitella — si può uscire sola; viaggiare sola; vivere sola, con qualche fedele persona familiare; ricevere sola: tutto ciò, senza che nessuno vi trovi a ridire. Viceversa, una vecchia zitella può farsi accompagnare, per la via, in un teatro, in un ritrovo, da un amico di casa; può fare delle conversazioni con uomini di spirito e simpatici, anche a lungo; può ballare quanto vuole e con chi vuole; può, magari, filare, flirtare sentimentalmente, al solo scopo di passare un ora graziosa: e tutto ciò senza essere criticata. Oh! la vecchia zitellanza, diciamo così, ha i suoi benefici. Si può andare, venire, discorrere, scrivere, partire, ritornare, senza dare troppi conti, a nessuno: si può amministrare la propria sostanza, grande o piccola, come si vuole, senza tutele e senza osservazioni: si può fare del bene, come si desidera: ci si può dedicare a qualche lavoro d’arte, di pensiero, senza ostacoli: si può consacrare la propria vita e l’amore dei nipoti, o alla beneficenza, o alla religione, senza le critiche del pubblico Una vecchia zitella può vestirsi come le pare purché rispetti il suo stato e la sua età; può ricevere delle visite quando vuole, naturalmente nei limiti del rispetto; può avere delle carte da visita può mettere il suo monogramma sulla carrozza, sé ha, può mettere i gioielli di sua madre, se gliene ha lasciati; può infine, godere di una onesta libertà di azione, di cui non godono punto, né la signorina a diciotto anni, nè quella a venticinque, né quella a trentacinque. La vecchia zitella si rammenti, sempre che [p. 157 modifica]gli uomini sono disposti, nella loro vanità, a trovarla sempre ridicola: ella faccia in modo di avere tanta serietà, tanto spirito e tanta disinvoltura, da far loro rimangiare la voglia di burlarsi di lei. Non caschi nell’errore di proteggere gli amori altrui, di diventar una marieuse: resti in una linea di semplicità e di distacco, a proposito di amore e di matrimonio. Si crei delle buone affezioni, delle care amicizie, delle devozioni sicure, intorno a sé; sia benevola, indulgente, gaia, savia, buona consigliera, fedele amica: e la sua vita sarà dolce. Maritarsi è bene, ma è anche male: non maritarsi, è male, ma è anche bene.