Saper vivere/Per voi, care fanciulle/IV. A diciotto anni

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IV. A diciotto anni

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IV. A diciotto anni

È questa l’età in cui una signorina è presentata in società, può partecipare a feste di battesimo, di matrimonio, balli ufficiali e balli di Corte: ma è anche bene, per la sua serietà, di non andare ogni sera in giro. Dai diciotto anni in poi, una signorina deve badare moltissimo al suo contegno, in pubblico: contegno riservato, ma grazioso: contegno gentile, ma non familiare: conversazione vivace, — se è vivace — ma non eccessiva: allegria moderata, non musoneria: giusta serietà e non posa di tristezza. Con gli uomini molta grazia, ma non civetteria; molta finezza, ma non disputa di spirito; molto garbo, con una leggera tinta di freddezza. A diciotto anni, una signorina non chiama per nome, come uomini, se non i fratelli, e un poco i cugini, se vi è stata assieme nell’infanzia: chiama tutti gli altri per cognome e dà loro del lei. Non balla mai troppo con lo stesso cavaliere e se ne vuol rifiutare qualcuno, deve avere l’arte di saperlo fare: non si deve allontanare nelle altre sale, al buffet, sulle terrazze, lontana dagli occhi di chi l’accompagna: non deve preferire sempre lo stesso cavaliere, nel cotillon. La sua toilette al ballo sara molto giovanile, leggera, con un decolleté non troppo esagerato, anzi modesto, con lunghi guanti bianchi: mantello di lana bianca, con [p. 155 modifica]carni, con un po’ di pelliccia, preferibilmente di mongolia, bianca. A teatro, la signorina prende posto, sempre nel mezzo, quando vi sono due signore; non adopera mai l’occhialino, o pochissimo, per fissare i palchi, mai per fissare le poltrone: ascolta la musica attentamente; non chiacchiera; non fa rumore; non si volta indietro, quando arriva qualche visita; non cambia posto; si disinteressa del ballo. In salone, ricevendo visite, la signorina aiuta costantemente sua madre o sua sorella maggiore, o fa gli onori, fa sedere le signore, conversa con quelle che sono sole, negli angoli, offre il thè, i dolci, passa di persona in persona e accompagna chi va via, sin al secondo salotto. Facendo visita, con la madre o con altri, ella fa un poco la parte muta, salvo se trova altre signorine. In società, se la signorina sa cantare, sonare, recitar bene, solo allora si può produrre; se no, fa ridere. E quando sa far bene questo, si produca senza farsi troppo pregare e non s’inebbrii degli applausi; se sa sonar bene, si rassegni amabilmente, talvolta a fare da accompagnatrice e a sonare dei ballabili. E si rammenti, in generale, la signorina di diciotto anni, che, nel mondo, si riesce più con la naturalezza corretta dell’educazione, che con qualunque artificio, più con la semplicità gentile che con altre seduzioni, e più con la modestia, che con l’alterigia. Riescire nel mondo, per una signorina, che significa? Maritarsi, maritarsi, in nome di Dio!