Scettro, che d'alme gemme aureo lampeggia

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Nella creazione del Serenissimo
Alessandro Giustiniano
doge della Repubblica Di Genova. Intestazione 25 aprile 2023 75% Da definire

Fama per monti trasvolando, e mari Tre di Castalia Ninfe
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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XLIII

NELLA CREAZIONE DEL SERENISSIMO

ALESSANDRO GIUSTINIANO

DOGE DELLA REPUBBLICA DI GENOVA.

Scettro, che d’alme gemme aureo lampeggia
     Vibrar con nobil mano,
     E dettar leggi da superna reggia,
     È segno estremo al desiderio umano;
     5Ma non si biasma invano
     Talor l’altrui sentiero,
     Quantunque in terra a sommo onor pervegna,
     Cotanto uman pensiero
     S’accicca, e lume di ragion disdegna,
     10Quando è bramoso di reale insegna.
Chi è che dentro ingiurïosi assalti
     Sangue versar non goda;
     Purchè suo stato e che suo nome esalti?
     O chi paventa abbominevol froda?
     15Ma se ammirabil loda
     Di senno e di bontate
     Giammai la patria così forte accese,
     Che d’alta dignitate
     Sia co’ suoi voti al Cittadin cortese,
     20Chi più sublime e con più gloria ascese?
Or tu giugnendo fra’ civili affanni
     A singolar corona,
     Lieto rivolgi e consolato gli anni,
     Poichè pregio simíl non t’abbandona.
     25Odi, che il Ciel risuona,
     E che di gaudio impresso
     Ciascun s’affretta a venerar tua sede:
     Ed io lungo il Permesso,
     Sacro alle Muse, obbligherò mia fede,
     30Che altri non pose a te vicin suo piede.
Sento fremendo errare austri possenti;
     Musa, stringi le sarte,
     L’antenne abbassa, all’impeto de’ venti
     Prova è di senno veleggiar con arte;
     35Voci immense cosparte
     Per eccelsa virtute
     Svegliar son use per invidia il morso;
     Ma dalle labbra mute
     Il mortale valor non ha soccorso;
     40Dunque per altra via prendiamo il corso.
Anzi che in riva al Tebro esser secondo
     Fra i colli alti e famosi,
     Esser bramava il vincitor del mondo
     Primo fra’ gioghi Alpini aspri e nevosi;
     45O dolci, o venturosi
     Se alla tua sorte attendi
     Con esso me, Giustinïan, tuoi giorni;
     Fra’ boschi ermi non splendi,
     Regni d’orrori e d’ombre; i tuoi soggiorni
     50Veggo tra’ seggi a meraviglia adorni.
Ove son più bell’Albe in ciel sereno
     Od Esperi più chiari?
     Ove di Flora, e di Vertunno, o meno
     Ove son di Pomona i Numi avari?
     55Sul dorso ampio de’ mari
     Qui ti conduce a volo
     Cerere da lontan prore infinite;
     E dall’avverso polo
     Per onde, appena infra gli antichi udite,
     60Qui ti sparge tesor nuova Anfitrite.
Ma della nobil gente il pregio eterno
     A dir m’invoglia il core.
     Altri del Vatican siede al governo,
     D’ostro chiaro via men che di valore:
     65Altri supremo onore
     Già di Nettun ne i campi
     Ebbe, di più degn’Argo alto nocchiero;
     Altri fra nembi e lampi
     Scosse d’iniqui rubellante Impero,
     70Vibrando i tuoni del gran Giove Ibero
Dove corro io? di sì veraci lodi
     Per lo Ciel così puro,
     Ben potrei sulle piume in varj modi
     Per lunga via dedaleggiar securo;
     75Ma fren severo e duro,
     Che di bell’inno ai canti
     Picciolo spazio trasvolar consente,
     Fa ch’io non passo avanti,
     E torno a te, che di virtude ardente
     80Sei tanto Imperio a governar possente.
Teco fra noi la peregrina Astrea
     Oggi abitar destina,
     Sì la bilancia, onde ciascun si bea,
     Nella tua mano in nulla parte inchina;
     85Ma quando aura divina
     Fra cotante tempeste
     Colà securi ne rimena in porto,
     E da lume celeste
     In così folta notte abbiam conforto;
     90Da lui per grazia il tuo cammin fia scorto.