Scritti politici e autobiografici/A suo figlio

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A suo figlio

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Discorso pronunciato alla radio di Barcellona Perché andammo in Spagna
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A SUO FIGLIO1


Castillo de San Luis, 22 dicembre. Dall’ambulanza svizzera.

Caro Mirtillino,

La tua cartolina mi ha fatto un gran piacere. Sei stato tanto tempo senza mandare un rigo al povero babbo invalido che quasi pensavo tu mi avessi dimenticato. Specialmente ora che impari le frazioni, non ti dovrebbe riuscire difficile impiegare una...... frazione della tua giornata per scrivermi. Ti alzi alle 7, vai a letto alle 20.30, dunque stai alzato 13 ore e mezza, cioè 810 minuti. Concedimi ogni tre giorni 810:27. Salterà fuori una buona lettera e anche un disegnino.

Ti annuncio che mentre ti scrivo su una frazione dell’apparecchio radio (il coperchio), una frazione del [p. 174 modifica]mio piccolo corpicino si trova in una gabbietta metallica per farsi riscaldare.

Scommetto che non hai mai dovuto risolvere una frazione così buffa? Non sono però sicuro di avere risolto bene la frazione, perché il medico dubita che moltiplicando le due gambe per la testa (denominatore), salti fuori il nominatore della frazione, cioè il corpo. Ho paura che salti fuori invece una specie di giuoco del pallone, perché le gambe cominceranno a dar calci alla testa fino a che la testa non vada a collocarsi sul collo del nominatore.

Eh, bisogna proprio dire che le frazioni sollevano degli interessanti problemi.

La mamma mi ha informato dei buoni, anzi buonissimi risultati del primo trimestre. (Bravo cocò!) Ricordi però che un trimestre è 1/3 dell’anno scolastico e che ora che hai infilato la strada buona, bisogna che tu la mantenga anche per il resto dell’anno.

Ora una storiellina per Aghi e Melina. C’era una volta un orologio che segnava le ore alla rovescia. Invece di andare avanti andava indietro. Dalle 9 passava alle 8, e dalle 8 alle 7. Il disgraziato padrone dell’orologio era costretto a disfare tutto quello che aveva fatto. Quando stava per mangiare doveva spogliarsi per alzarsi; quando stava per vestirsi doveva mettersi a letto. Quando dormiva doveva svegliarsi perché l’ora di andare a letto non veniva più. Figu[p. 175 modifica]rati che quando veniva l’ora di mangiare le paste alla crema doveva correre via, perché l’ora scappava via. Allora il povero padrone dell’orologio, non riuscendo più né a dormire, né a mangiare, né a lavorare, prese l’orologio e lo scaraventò a terra. L’orologio si ruppe e le lancette si fermarono alle 12.45 in punto, ora di colazione. Allora finalmente il padrone dell’orologio si mise a mangiare e siccome l’orologio era sempre fermo all’ora di colazione, mangiò, mangiò e tanto mai mangiò che scoppiò.

Un bel bacio a tutti e tre dal Babbo

Note

  1. Questa lettera fu scritta mentre Rosselli si trovava in un ospedale da campo, sofferente della flebite che doveva allontanarlo dal fronte di combattimento spagnolo.