Scritti vari (Leopardi)/IV. 'Lo Spettatore fiorentino' - Preambolo

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IV. 'Lo Spettatore fiorentino' - Preambolo

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IV. 'Lo Spettatore fiorentino' - Preambolo
III. Dalla 'Crestomazia italiana de' poeti
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IV

LO SPETTATORE FIORENTINO

GIORNALE D’OGNI SETTIMANA

PREAMBOLO

(Maggio 1832)

Alcuni amici si hanno posto in capo di voler fare un giornale. Bisogna sapere che questi amici non sono letterati, anzi aborrono questa qualitá in maniera che a chi li chiamasse con questo titolo volentieri domanderebbero spiegazione o soddisfazione. Non sono filosofi; non conoscono, propriamente parlando, nessuna scienza; non amano la politica, né la statistica, né l’economia pubblica o privata. Come essi non sono nulla, cosi è molto difficile a definire che cosa debba essere il loro giornale. Essi medesimi non lo sanno: cioè diciamo meglio, ne hanno un certo concetto cosi nella mente; ma quando si viene a volerlo determinare per esprimerlo con parole, allora nasce una gran confusione. Non si trova altro che idee negative; giornale non letterario, non filosofico, non politico, non istorico, non di mode, non di arti e mestieri, non d’invenzioni e scoperte, e via discorrendo. Ma un’idea positiva, e una parola che dica tutto, non viene. E di qui un gran farneticar e un sudar freddo per dare un titolo a questo bellissimo giornale. Se in italiano si avesse una parola che significasse quello che in francese si direbbe le fláneur , quella parola appunto sarebbe stata il titolo sospirato: perché sottosopra il mestiere de’ futuri compilatori del nostro giornale è quello che si esprime col detto vocabolo francese. Ma nella lingua italiana, benché ricchissima, non si trova mai una parola di questo [p. 298 modifica]genere. Per disperazione, abbiamo lasciato di aspirare alla novitá del titolo; e cominciando da un atto di umiltá, che non è la nostra virtú principale, ci siamo appigliati al nome di «Spettatore», che fu nuovo un secolo e mezzo addietro, e eh’è stato usato poi da tanti, a proposito e fuor di proposito, insino a oggi. Se la natura del nostro giornale è difficile a definire, non cosi lo scopo. In questo non vi è misteri. Noi non miriamo né all’aumento dell’industria, né al miglioramento degli ordini sociali, né al perfezionamento dell’uomo. Confessiamo schiettamente che il nostro giornale non avrá nessuna utilitá. E crediamo ragionevole che in un secolo in cui tutti i libri, tutti i pezzi di carta stampata, tutti i fogliolini di visita sono utili, venga fuori finalmente un giornale che faccia professione d’essere inutile: perché l’uomo tende a farsi singolare dagli altri; e perché quando tutto è utile, resta che uno prometta l’inutile per mutare. Lasciamo stare che lo scopo finale di ogni cosa utile essendo il piacere, il quale poi all’ultimo si ottiene rarissime volte; la nostra privata opinione è che il dilettevole sia piú utile che l’utile. Noi abbiamo torto certamente, poiché il secolo crede il contrario. Ma in fine se nel gravissimo secolo decimonono, che fin qui non è il piú felice di cui s’abbia memoria, v’è ancora di quelli che vogliano leggere per diletto, e per avere dalla lettura qualche piccola consolazione a grandi calamitá, questi tali sottoscrivano alla nostra impresa. Sottoscrivano massimamente le donne; alle quali soprattutto cerchiamo di piacere, non per galanteria, che niente ci par piú ridicolo che la galanteria messa a stampa; ma perché è verisimile che le donne, come meno severe, usino piú degnazione alla nostra inutilitá. Benché ci proponghiamo di ridere molto, ci serbiamo però intera la facoltá di parlare sul serio: il che faremo forse altrettanto spesso; ma sempre ad oggetto e in maniera di dover dilettare, anche se si désse il caso di far piangere. Perché, per confessare il vero, l’inclinazione nostra sarebbe piuttosto di piangere che di ridere; ma per non annoiare gli [p. 299 modifica]altri, ci attenghiamo piú a questo che a quello; considerando che se il riso par che sia poco fortunato in questo secolo, il pianto fu e sará sfortunatissimo in tutti i secoli. A ogni modo forse si è riso giá troppo in questo preambolo, quand’anche il nostro riso a qualche lettore paresse una sorta di pianto. Conchiudendo diciamo, che spesso si daranno pareri intorno a libri nuovi: in materia de’ quali pareri, speriamo che gli autori che saranno lodati in questo giornale, avranno care le nostre lodi per questo, che essi ed il pubblico vedranno chiarissimamente, che le non saranno non solo adulazioni, ma neppure cerimonie né segni di benevolenza. Anche si parlerá di teatri e di spettacoli, e si daranno traduzioni di cose recenti e poco note da diverse lingue, purché ci paiano cose veramente notabili, e purché corrispondano al tenore delle nostre opinioni, e all’indole del giornale, il quale intendiamo che serbi in ogni sua parte un color solo. E se di tal qualitá ci verranno, come desideriamo, articoli nuovi da valenti ingegni italiani o ’stranieri, noi li riceveremo con gratitudine e li pubblicheremo con fedeltá. Gli altri compilatori non dichiarano il loro nome per ora. Il nome qui sotto scritto è di quello che ha steso il presente preambolo.

Giacomo Leopardi.

Il sabato di ogni settimana escirá un foglio dello «Spettatore...». Alla fine di ogni mese si dará disegnato in litografia il ritratto di qualche illustre italiano... con una breve notizia intorno alla vita del medesimo. Cosi gli associati con poca spesa verranno a formarsi una collezione di ritratti importanti. Ogni semestre fará un volume. Alla fine di ogni semestre si dará una tavola di materie.