Sentenza Tribunale di Milano - Caso Mills/2.4

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Il colloquio telefonico

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[p. 135 modifica]Il procedimento n. 1612/96 concerneva, fra l’altro, il finanziamento di 10 miliardi di lire erogato da Berlusconi tramite All Iberian a Bettino Craxi. In questa sede, però, assume rilievo solo il profilo di reticenza consistente nel fatto che David Mills non riferiva un colloquio telefonico intercorso con Silvio Berlusconi.

Infatti il 20 novembre 1997 egli dichiarava di aver appreso soltanto da Vanoni e da notizie di stampa dell’indagine effettuata nel 1995 nei confronti di All Iberian per un pagamento effettuato su un conto corrente riconducibile all’on. Craxi (pagg.40-41 del verbale in stenotipia).

Nel procedimento n. 3510+3511/96 Mills forniva la stessa versione, dichiarando di esser stato avvertito da Vanoni nel 1995 che All Iberian era oggetto di una rogatoria in Svizzera, che cioè “c’erano delle indagini in corso perché apparentemente un pagamento o due pagamenti sono transitati per il conto All Iberian, che sono finiti presumibilmente in un conto dell’ex primo ministro Craxi, e che c’erano delle indagini in corso per questo” (pag.113 del verbale).


Lunedì 27 novembre 1995 Mills scriveva ai suoi soci una nota, la cui traduzione è l’allegato 81 alla memoria depositata dal P.M. il 19 gennaio 2009.

L’annotazione si era resa necessaria, con tutta evidenza, per il clamore massmediatico suscitato dalle indagini e dai provvedimenti restrittivi emessi dai magistrati milanesi (si è più volte scritto in questa sentenza della latitanza di Giorgio Vanoni; è noto che essi concernevano lo stesso Bettino Craxi) in relazione anche alla vicenda All Iberian, e per le conseguenti preoccupazioni dei soci dello studio Withers.

Infatti nelle prime righe del memorandum si legge che All Iberian era stata “oggetto di un vasto interesse da parte della stampa italiana lo scorso venerdì”, proprio in relazione all’accusa di finanziamento illecito a Craxi da parte di Berlusconi, e successivamente, nella seconda pagina, sotto la data 25 novembre 1995: “Quando ho parlato a Silvio Berlusconi giovedì, lui ha insistito sul fatto che le ultime allegazioni sono motivate politicamente. Sono bombe politiche in Italia, perchè i giudici di ‘mani pulite’ a Milano ora sono in grado di affermare che dietro a questo pagamento a Craxi ci sia Berlusconi. Al momento del pagamento, alla fine del 1991, Craxi non era Primo Ministro. Di conseguenza l'unica imputazione che può essere contestata è quella che ci sia stato un contributo non dichiarato ad un partito politico. Non c’è nessuna allegazione [rectius: accusa] di corruzione perchè Craxi non ricopriva nessun incarico pubblico. Naturalmente in questo paese non [p. 136 modifica]si tratterebbe di reato, come Berlusconi ha insistito a farmi notare. In Italia, però, ha l’effetto di dimostrare che Berlusconi è, a pieno titolo, un membro dell’ancien régime e pertanto non adatto a governare l’Italia nel nuovo clima politico.”

E dunque: venerdì 24 novembre 1995 veniva riportata dalla stampa internazionale la notizia dei provvedimenti restrittivi, e già il giorno prima Mills ne aveva parlato con Berlusconi, il quale aveva affermato che le accuse erano tutte da leggere in chiave politica.

Lo scritto prosegue con il racconto da parte di Mills di quello che egli ha “sentito dire” dei fatti: una storia “complicata” di cui egli stesso dichiara ai soci di non essere sicuro. “Il resoconto Fininvest di quanto è accaduto è una storia strana che ho appreso unicamente venerdì dall’avvocato di Berlusconi”.

Mills aveva avuto quindi più di un colloquio, come è peraltro logico vista la gravità delle accuse formulate dai magistrati, il ruolo pubblico dei personaggi coinvolti, l’entità della somma oggetto di illecito finanziamento.

La nota di Mills prosegue con la descrizione della “storia strana”, vale a dire che il collegamento tra Fininvest e Craxi era stato determinato da Tarek Ben Ammar. Costui – che non si è mai recato a deporre in dibattimento del processo n. 1612/96, quanto consta – o meglio la sua società Accent Investment and Financing, aveva stipulato un contratto relativo alla vendita di diritti cinematografici con Fininvest, ed aveva girato sul conto di Craxi, all’insaputa di Fininvest, l’acconto di 10 miliardi ricevuto dalla società.


Qualche mese dopo, nel corso della riunione del 20 marzo 1996 presso lo SCO, di cui si è riferito nel precedente capitolo, alla richiesta degli ispettori a Mills di chiarire i motivi del suo coinvolgimento, quale testimone, nei procedimenti italiani a carico, fra gli altri, di Silvio Berlusconi, si legge nel verbale dell’incontro, nel suo complesso già esaminato: “tutte le transazioni rilevanti erano collegate ai rapporti d’affari che aveva avuto con Silvio Berlusconi … La sua entrata in politica aveva significato che improvvisamente si era ritrovato con un vastissimo numero di nemici ansiosi di distruggerlo. Ciò era risultato in [rectius: aveva comportato] una marea di indagini investigative su di lui e sulle sue ditte. Le specifiche inchieste che avevano portato alle indagini di Mills da parte dei magistrati venivano da una transazione nei conti All Iberian. All Iberian era intestataria di un conto con la Corporazione [rectius Unione] delle banche svizzere a Lugano e questo conto veniva usato per un pagamento dalla Principal Communication Ltd concernente una distribuzione di film, accordo firmato a Parigi con una ditta di un tunisino. L’acconto era di 10 miliardi di lire italiane e a saldo del contratto il tunisino aveva chiesto che il denaro fosse trasferito su un conto particolare. Alla fine il denaro era passato sul conto di Bettino Craxi… Mills [p. 137 modifica]sottolineava con decisione che … il versamento era a saldo del contratto per la distribuzione di films”.

Come si può agevolmente notare, la versione dei fatti era identica, ed era stata soltanto omessa l’indicazione della fonte della notizia, che nessun interesse peraltro avrebbe presentato per l’Autorità del fisco inglese.


Il fatto che la spiegazione ai soci fosse stata fornita nell’immediatezza costituisce indubbiamente un rilevante elemento per valutarne la genuinità.

Si comprende peraltro anche bene perché successivamente, alla magistratura italiana, Mills non abbia menzionato questo contatto diretto con Silvio Berlusconi: ciò avrebbe minato la linea difensiva, tutta tesa a tenere lontana Fininvest – ove possibile rispetto ad incontrovertibili risultanze processuali – e soprattutto la persona di Silvio Berlusconi dalla galassia di società offshore, e da tutte le attività illecite che con danaro proveniente e/o transitante per tali società venivano all’epoca compiute: dall’occultamento delle proprietà televisive alla corruzione della Guardia di Finanza, dal falso in bilancio al finanziamento illecito, appunto.


Non vi è allora bisogno di spendere altre parole per affermare che Mills, nella deposizione resa il 20 novembre 1997, e anche successivamente nelle deposizioni del 12 e 19 gennaio 1998, era stato reticente, omettendo di riferire di aver parlato al telefono con Silvio Berlusconi il 23 novembre 1995.


L’imputato non ha peraltro mai smentito il contenuto del “MEMO” mandato ai soci di Withers.

Per mera completezza si riporta quanto dichiarato ai P.M. milanesi il 18 luglio 2004 e così verbalizzato:

“Francamente non ricordavo assolutamente questo colloquio telefonico. Prendo atto del contenuto del documento denominato <memo> diretto a BTS e in copia a KBS, MZR, PWD, JWS e dichiaro che sebbene non sia firmato il documento è stato scritto da me in occasione della prima apparizione di notizie di stampa su All Iberian.

Le sigle dei destinatari identificano il comitato di direzione dello studio Withers. In particolare BTS è Brian Stevens, il senior partner dello studio Withers. Era un’informativa che io dovevo dare a fronte del clamore delle notizie di stampa e della evidente preoccupazione dei miei partners.

Tra l’altro la fusione con Withers era avvenuta solo poco tempo prima. Ora che rileggo il documento ricordo una telefonata con Gironi sull’argomento e che a un certo punto lui mi passò al telefono Silvio Berlusconi che mi disse le cose che ho riportato”. [p. 138 modifica]Non appare singolare il fatto che Mills e Berlusconi abbiano avuto più d’un contatto diretto.

Il primo era l’avvocato d’affari (o uno degli avvocati d’affari) del secondo, sia in relazione al suo patrimonio personale (si veda tutta la vicenda Century One e Universal One, strutture inizialmente ideate come trusts idonei a garantire la proprietà successoria ai figli Marina e Piersilvio), sia in relazione alle società del Gruppo Fininvest: sicché sarebbe semmai strano che essi non avessero intrattenuto una qualsiasi forma di rapporto personale diretto, pur se non abituale.

Ed infatti è incontestato, per esser sempre stato affermato dallo stesso Mills, che egli si era incontrato con Silvio Berlusconi a Milano (e veniva descritta anche “la villa”) in relazione alla definizione di un “progetto il quale non si è mai concretizzato”: di tale incontro ha parlato lo stesso Mills, anche nel corso dell’interrogatorio sostenuto, a richiesta della difesa Berlusconi, appunto nel procedimento n. 879/00, come da verbale depositato in atti dal P.M. il 13 aprile 2007.


Di un incontro del 1995 Mills aveva parlato anche con Barker, pur senza diffondersi sul contenuto del colloquio, e lo aveva scritto nella “cronologia” che gli aveva consegnato.


Dal verbale della riunione tenutasi presso lo SCO il 20 marzo 1996 (di cui si è già diffusamente trattato nel precedente capitolo) emerge poi che Berlusconi aveva discusso con Mills “che cosa si sarebbe potuto fare per mantenere le distanze fra la sua persona e queste società”: in relazione agli introiti ammontanti a circa 10 miliardi di lire, “al primo momento si pensò alla costituzione di un Trust. I 10 miliardi di lire non potevano andare a Berlusconi, perché ciò avrebbe dimostrato che egli in realtà possedeva le tre televisioni”.

Nella medesima riunione, Mills menzionava ancora un incontro con Berlusconi, senza precisare se si trattava del medesimo, sempre in relazione al dividendo: “… egli era ansioso sulle potenziali implicazioni per lui a causa della sua azione di trasferimento di fondi dalla Horizon ad un conto con il suo solo nome sebbene sapesse di avere l’approvazione di Berlusconi in persona. A tale scopo, aveva avuto un incontro in aprile 1995 con Berlusconi per approvare con lui i dividendi proposti”.


Peraltro, ai soci dello studio Withers Mills aveva raccontato dei contatti con Silvio Berlusconi: lo hanno riferito nelle loro deposizioni sia Scott che Rylatt.


Anche in relazione a questo argomento, dunque, ha trovato conferma l’ipotesi accusatoria.