Sermoni (Chiabrera)/VIII

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AL SIG. BERNARDO MORANDO.

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AL SIG. BERNARDO MORANDO.
VII IX
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VIII

AL SIG. BERNARDO MORANDO.

     Bernardo, in grembo a Lombardia famosa
Voi dimorate, colà dove regna
Cerere Italiana, e vi rinversa
Cortesemente l’or delle sue spiche:
5Si fatto favellar non è mentire,
Non è per certo; io contrastar non voglio;
È grave infamia fare oltraggio al vero.
Ma chi mi negherà, che le midolle
Del terren grasso, e da cotanti fiumi
10Bene irrigato, non ministri al Sole
Vapori grossi a condensar ben l’aria?
Or io potrei narrar, che di qui nacque
Il volgar biasmo alla città di Tebe.
Ma non è d’aizzar col nudo dito
15La collerica vespa: i Littorani,
Quali noi siamo, abitator di scogli,
Hanno candide Aurore, Esperi puri,
Ciel di zaffiri. Oh non mi s’empion l’aje,
Non sentonsi scoppiarvi i correggiati.
20Che monta? Or or della famiglia il padre
Grida per casa. Si risparmi il pane,
Val sangue il grano, indi ecco correr vece
Vele, vascelli, di Sicilia navi
Vengono in poppa; in quel momento vili
25Fansi le biade; il Granatin s’impicca,
E di giorno e di notte il forno coce,
E il popolo fa sue gozzoviglie.
Quale appunto oggidi miriamo il mondo,
Tale usci dalla man del mastro eterno,
30Ciascun paese avea di che pregiarsi
Di che lagnarsi infino allora: o bella
Schiera di Pindo! elle trovaro un oro,
Onde diedero nome agli anni antichi,
Con gran consiglio: in quei felici mesi
35Eran di biondo mel carche le selve,
E per gli aperti campi ivano i rivi,
Altri di puro latte, altri di vino
Isfavillante, allegrator de’ cori.
Le pecorelle si vedean sul tergo
40Tinger le lane, e colorirsi d’ostro

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Per loro stesse; degli aratri il nome
Non era noto, chè cortesi i solchi
Porgeano in dono al contadin la messe,
E rifiuto facean di sua fatica:
45Ma per quella stagion vedeasi in terra
L’alma Giustizia, e di candor velata
La Fede pura, e la dimessa in vista
E dell’altrui dolor schifa Pietate.
Quando poi sorse il minaccioso Oltraggio,
50E l’Ira, e la si pronta a dar di piglio
Fra noi Rapina, e che lascivo arciero
Mosse battaglia a mal guardati letti,
Lo sfacciato garzon di Citerea,
Subito il mondo ebbe a cangiar sembianza.
55Il suol di bronzo, il ciel venne d’acciaro,
Fe’ vedersi la Fame, e la ria Febbre
Dispiegò tra le genti orrida insegna,
Ed infiniti guai trasse in sua schiera.
Qui faccio punto, e saldo ogni ragione.
60Tal godiamo il tenor di nostra vita,
Par come fatti son nostri costumi.